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Abusi carcere San Gimignano, 5 agenti a processo per tortura

today26/11/2020

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SIENA – Tortura, lesioni aggravate, falso ideologico, minacce aggravate e abuso di potere nei confronti di un detenuto tunisino in isolamento per reati legati allo spaccio di droga. Queste le ipotesi di reato per le quali il gup di Siena Roberta Malavasi oggi ha rinviato a giudizio cinque agenti della polizia penitenziaria all’epoca dei fatti in servizio al carcere di San Gimignano (Siena).

“Si tratta della prima volta che degli appartenenti a forze dell’ordine vengono rinviati a giudizio per tortura di stato” commenta a Novaradio Sofia Ciuffoletti, garante dei detenuti del carcere di San Gimignano. “Il fatto che ci sia un rinvio a giudizio, da la certezza a detenuti, operatori, sanitari e agenti stessi, che oggi i reati che avvengono nelle carceri si possono denunciare senza paura di ritorsioni”. Ascolta >>

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    Abusi carcere San Gimignano, 5 agenti a processo per tortura Redazione Novaradio

>> Ascolta l’intervista completa a Sofia Ciuffoletti <<

Gli episodi contestati risalirebbero all’ottobre del 2018. La prima udienza del processo è stata fissata per il 18 maggio prossimo. Le indagini hanno coinvolto anche altri dieci agenti della polizia penitenziaria del carcere di massima sicurezza di San Gimignano le cui posizioni sono sempre all’esame della procura di Siena. I cinque agenti che andranno a processo l’anno prossimo sono un ispettore superiore, due ispettori capo, due assistenti capo coordinatori. Secondo l’accusa gli agenti avrebbero provocato nel detenuto ‘sofferenze acute e sofferenze fisiche’ sottoponendolo ‘ad un trattamento inumano e degradante’. Il primo a denunciare le violenze nel 2018 era stato un detenuto italiano che aveva assistito ai matrattamenti, alla sua si sono unite poi le testimonianze di altri detenuti. Oltre a loro si costituiranno parte civile al processo diverse associazioni che tutelano i diritti dei detenuti, tra cui L’Altro Diritto, Antigone, il Garante Nazionale dei Detenuti. Non si è costituito parte civile invece il Ministero della Giustizia, che è stato chiamato a costituirsi ‘responsabile civile’ da L’altro diritto.

Scritto da: Redazione Novaradio


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