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Caso Scieri, non luogo a procedere per tre dei cinque indagati

today29/11/2021

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PISA – Tre assoluzioni e due rinvii a giudizio sono stati decisi dall’ udienza preliminare del processo per la morte di Emanuele Scieri, il paracadutista della Folgore deceduto in circostanze ancora non chiarite alla caserma Gamerra di Pisa il 13 agosto 1999.

Il gup ha disposto il non luogo a procedere per il sottufficiale dell’esercito Andrea Antico accusato di omicidio volontario aggravato, per non avere commesso il fatto, e per gli ex ufficiali della Folgore, Enrico Celentano e Salvatore Romondia, accusati di favoreggiamento, perché il fatto non sussiste. Rinviati invece a giudizio i due ex caporali Alessandro Panella e Luigi Zabara. Il processo inizierà ad aprile.

I tre assolti sono stati tutti giudicati con rito abbreviato, mentre gli altri due imputati rinviati a giudizio hanno scelto il rito ordinario e saranno processati davanti alla corte di assise di Pisa la prossima primavera.

La procura aveva chiesto il rinvio a giudizio per Panella e Zabara e le condanne degli imputati che avevano scelto il rito abbreviato. “Abbiamo investito tempo e risorse in questo processo – ha spiegato il procuratore della Repubblica Alessandro Crini – e pur mantenendo il massimo rispetto nella funzione del giudice vogliamo capire quali sono state le sue argomentazioni che lo hanno portato ad arrivare a conclusioni diverse dalle nostre e solo dopo averle lette decideremo come muoverci. Abbiamo sentito centinaia di testi e riesumato anche la salma di Emanuele Scieri. Siamo convinti che questa sia solo una tappa di questa vicenda molto complessa e per la quale si arriva a un giudizio 22 anni dopo i fatti”.

“Siamo delusi della sentenza di oggi, anche se continueremo a batterci per scrivere la verità sulla morte di Emanuele” commenta Francesco Scieri, fratello di Emanuele. “Il pronunciamento del gup – ha osservato – sembra smontare anche le conclusioni della commissione parlamentare sul ruolo del presunto favoreggiamento dei due ufficiali. Ma resto convinto che loro, in questa vicenda, un ruolo lo abbiano avuto e, anzi, è inimmaginabile che non ce lo abbiano avuto. Ma ciò che fa più male è che i tre imputati per un fatto così grave possano farla franca”.

La sentenza “ci lascia l’amaro in bocca” per Carlo Garozzo, presidente dell’associazione Giustizia per Lele, fondata dagli amici di Scieri, aggiungendo però: “Oggi un tribunale finalmente suggella almeno un fatto incontrovertibile: Emanuele non era un folle suicida ma qualcuno lo ha ammazzato e ora un processo accerterà questa verità che per troppi anni hanno provato a negarci”.

 

Scritto da: Redazione Novaradio


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