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Morte di Arafet, indagini archiviate: “Nessun collegamento con l’operato dei poliziotti”

today25/05/2022

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FIRENZE – E’ stata archiviata la posizione dei sette indagati di omicidio colposo, tra cui cinque poliziotti, un medico e un’infermiera del 118, nella vicenda di Arafet Arfoui, il 31enne tunisino morto il 16 gennaio 2019 durante un controllo di polizia a Empoli (Firenze) dentro un negozio di ‘money transfer’. Nell’ordinanza di archiviazione del gip Gianluca Mancuso, come riporta oggi l’edizione locale de La Nazione, viene sottolineato che Arfaoui non è morto per la posizione in cui gli agenti del commissariato lo trattennero durante il fermo ma, come stabilito dalle perizie, il decesso è da attribuire a “un arresto cardiaco provocato proprio dal combinarsi dei fattori di rischio”, quali “ingestione combinata di cocaina e alcol e stress psico-sociale”.

L’assenza del nesso causale – scrive ancora il giudice – rende superfluo indagare eventuali profili di colpa nell’operato del personale di polizia, essendo a questo punto irrilevante il fatto che gli agenti abbiano tenuto Arfaoui in posizione prona piuttosto che di fianco come raccomandano i manuali operativi in uso alle forze di polizia”. E riguardo all’uso di fascette in velcro, con cui vennero immobilizzati i piedi dell’uomo (i polsi invece erano ammanettati) “le ulteriori indagini hanno permesso di accertare che gli operanti erano abilitati al loro utilizzo”.

Nessun rilievo neanche nei confronti dei due sanitari: anche in questo caso, gli ulteriori approfondimenti che erano stati ordinati dal giudice dopo l’opposizione all’archiviazione del 22 gennaio 2020 accordata al legale della famiglia, l’avvocato Giovanni Conticelli, sono arrivati alla conclusione che “non vi è alcuna evidenza che permetta di compiere il cosiddetto giudizio controfattuale, e quindi di ritenere con elevato grado di probabilità scientifica che in presenza dell’immediato intervento dei sanitari l’uomo non sarebbe morto”.

Scritto da: Redazione Novaradio


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