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Il Cielo e la Stanza #18 - Giancarlo Parissi è il nuovo garante dei detenuti di Firenze Redazione Novaradio
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Una “sentinella” sulle condizioni di Sollicciano e delle altre carceri fiorentine, “per segnalare problemi e proporre soluzioni”, e un “ponte” tra i detenuti e l’esterno, per cercare di creare e rafforzare i collegamenti tra dentro e fuori le mura, per potenziare le opportunità per i detenuti in termini di percorsi di uscita, reinserimento e sostegno al momento del ritorno in libertà. E’ così che intende interpretare il proprio mandato Giancarlo Parissi, nuovo garante dei detenuti di Firenze, che è stato stamani ospite degli studi di Novaradio.
Eletto nei giorni scorsi a maggioranza dal Consiglio Comunale di Firenze, Parissi ha una lunga esperienza nel campo in materia carceraria, ed in particolare della situazione delle carceri fiorentini: nel 1992 è tra i fondatori del CIAO – Centro informazione ascolto orientamento, associazione impegnata promuovere una possibilità di accesso e integrazione sociale e a un ruolo di cittadinanza anche per le persone ai margini della comunità, e ancor prima è stato a lungo responsabile per ARCI Toscana dei progetti per il carcere “Scarcerarci”.
“A dispetto di quel che si pensa delle istituzioni, il garante ha pochi poteri se non quelli ispettivi, e di segnalazione” dice Parissi, che proprio da questo intende partire: dal ruolo di “sentinella” dei problemi dei detenuti e proporre soluzioni. “Conosco Sollicciano da operatore, vorrei cominciare dal semplice, da una possibilità di approccio con le persone detenute più agile”. La prima? Dare una pulizia sistemata alla sala colloqui delle “ex Barberie” di Sollicciano dove, spiega Parissi, i detenuti fanno incontri anche importanti, ma in cui talvolta mancano tutto “dalla pulizia, alla presenza di un tavolo o due sedie, cosa che non è affatto garantita”.
Ci sono poi i noti problemi strutturali del carcere: fatiscenza dei locali, sovraffollamento, inflitrazioni e infestazioni. E il dibattito sull’abbattimento/ricostruzione del carcere, su cui Parissi si dice scettico: “Non ci credo moltissimo ” dice. “Per quanto riguarda le cose strutturali, è difficile essere ottimisti”, al massimo “il garante può fare notare alcune macro-criticità”.
Anche al minorile, l’IPM Meucci, i problemi non mancano: “Da una capienza di 16-17 posti letto siamo ad una presenza che supera la trentina. Giovani che entrano minorenni, e che quando diventano maggiorenni arriva lo spauraccchio del trasferimento” nelle carceri per adulti, come prevedono gli ultimi provvedimenti del governo: “I decreti continuano a ritenere che punire sia l’unica possibilità per chi ha sbagliato – dice – ma la punizione si può fare anche accompagnando ad una opportunità di riscatto”.
Altro tema caro a Parissi, sarà quello di impegnarsi per rafforzare i servizi a sostegno dei reclusi. Dentro il carcere e durante la detenzione, ad esempio con i servizi si assistenza sanitaria e psichiatrica. Non meno del 30% dei detenuti ha problemi psichiatrici, da inizio anno sono già due i suicidi, mentre gli atti di autolesionismo sono all’ordine del giorno: “Bisogna lavorare per far dialogare la sanità dentro e fuori dal carcere, e risolvere il problema dei malati che, seguiti con una terapia in carcere, quando escono si trovano in mano qualche pillola e nessuna assistenza, dato che non sono in carico alla sanità territoriale”.
All’esterno, l’attenzione sarà ai percorsi di uscita, semilibertà e soprattutto al momento del ritorno in libertà: “Chi esce da Sollicciano si trova davanti ad un deserto, con il rischio di recidiva. Lavorerò con il Comune per provare a riorganizzare una sorta di ‘kit di uscita’, che però funzioni. L’importante è che venga spiegato all persone dove andare, con chi parlare. Una proposta di accompagnamento, di tutela, di garanzia di diritti. C’è poi il tema dei detenuti stranieri senza permesso di soggiorno, “che è la maggioranza delle presenza a Sollicciano”, che una volta usciti diventano “irregolari alla disperata ricerca di lavoro”. C’è il nodo “enorme” della concessione della residenza perché “chi si occupa dei permessi si soggiorno son le Questure, che “affrontano sempre di più il problema come un problema di sicurezza, e questo chiude le porte. E sul rapporto sulle Questura io, sebbene con poca speranza di arrivare all’ultimo portone, un tentativo lo farò”.