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Il Cielo e la Stanza #21 - Il carcere della Dogaia: "Tensione altissima e abbandono istituzionale" Redazione Novaradio
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PRATO – Nel carcere della Dogaia di Prato “si respira una tensione altissima” e uno “stato di abbandono istituzionale”. “Già nel 2024 Antigone, quando è entrata a seguito della visita, faceva riferimento a una situazione veramente emergenziale. Torniamo a ripetere e usare questo termine”. Sono le parole di Enrico Vincenzini, presidente toscano dell’Associazione Antigone, che così racconta la situazione nel carcere pratese, balzano di nuovo all’attenzione della cronaca dopo la morte in cella di isolamento di un detenuto romeno di 58 anni, Costel Scripcaru, su cui la Procura ha disposto l’autopsia sospettando si tratti di un omicidio. Si tratta solo dell’ultima grave vicenda che coinvolge solo nelle ultime settimane la Dogaia: due rivolte in due mesi, due episodi gravissimi di violenza tra detenuti su cui si sta indagando, una inchiesta che ha disvelato un traffico incontrollato di droga e cellulari, in una situazione di troppa libertà anche per criminali di spessore.
A Prato, ricorda Vincenzini, “non c’è ancora un direttore in pianta stabile, non c’è ancora un comandante in pianta fissa stabile con tutto quello che è successo sicuramente non aiuta”. La direttrice pro tempore è in scadenza e non ci sono candidati all’orizzonte: “Io fossi un direttore non non non me la vorrei prendere quel quella patata bollente”. Vorrei anche ricordare – aggiunge – che nel 2024 del carcere con più suicidi in Italia, nonostante sia un un carcere non di grandissime dimensioni. E questo è il dato tristissimo e reale di quel che è il carcere di Prato”.
Più in generale la situazione di Prato, per Vicenzini racconta della condizione del sistema carcere in Italia: “Siamo in una crisi umanitaria, una crisi di lesione dei diritti dell’uomo, della dignità dell’uomo, di lesioni gravissime dal punto di vista dell’ordine costituzionale. E di fronte all’incapacità dello Stato di risolverla strutturalmente questa cosa”.
Poco credibili gli annunci del ministro Nordio sugli interventi per alleggerire la situazione di sovraffollamento: “Il ministro Nordio ciclicamente, quando arriva il caldo, parla delle sue ambizioni di deflazione della popolazione carceraria, l’anno scorso aveva detto che sarebbe riuscito a diminuire di circa 10.000 persone la popolazione carceraria, il che comunque non metterebbe a norma il sistema perché i detenuti sono ben più di 10.000 rispetto la capienza”. Intanto oggi si è arrivati a quota 63.000 contro una capienza di 43.000 posti, cioè 16.000 in sovrannumero. E nel frattempo le leggi approvate non hanno aiutato, attacca Vincenzini: “Il decreto carcere non ha avuto nessun tipo di effetto deflattivo, nemmeno parziale”. E il proposito di intervenire con l’ampliamento delle misure alternative? “Quello che ha fatto è intervenire sulle procedure di concessione di queste misure, tra l’altro mancano ancora i decreti attuativi a distanza di 1 anno, ma anche là dove venissero emanati, non sarebbero in grado di abbassare il numero dei detenuti. Questo lo vediamo poi nell’ordine delle cose: gni mese in Italia purtroppo i detenuti aumentano”.
Una situazione che per Antigone potrebbe essere risolta solo con un provvedimento di clemenza: “L’amnistia è l’unica cosa umana da fare .Giuridicamente quelle persone sono trattenute in uno stato disumano e degradante”. Da questo governo, precisa Vincenzini “non non ce l’aspettiamo: non vediamo un’apertura in questo senso, non lo vediamo sulle misure alternative, non lo vediamo ovviamente sulla amnistia, non lo vediamo su nessuna delle politiche che possa in qualche modo alleviare quantomeno un minimo la situazione che oggi c’è in Italia”.