“Voler bene all’italiano, senza fare lo scaricabarile” – ASCOLTA
FIRENZE – “E’ vero, i ragazzi italiani che arrivano a laurearsi spesso inciampano sui fondamentali della lingua italiana, ma il sistema educativo italiano non può giocare allo scaricabarile tra i diversi livelli di istruzione. Serve invece voler più bene all’italiano, e fare della sua padronanza davvero un prerequisito e metro di giudizio per valutare le competenze”.
A parlare è Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, massima autorità in materia di italiano, commentando ai microfoni di Novaradio la lettera indirizzata al governo da 600 docenti universitari, che denunciano sulla scarsa dimestichezza degli studenti con l’italiano sia scritto che orale, ed in particolare delle conoscenze di base: ortografia, grammatica e sintassi.
>>>Ascolta l’intervista a Novaradio del presidente dell’accademia della Crusca, Claudio Marazzini
Il 20 febbraio l’Accademia della Crusca riunirà i suoi membri e probabilmente discuterà anche della “Lettera dei 600”. I firmatari del documento – tra cui 4 rettori e personalità di rilievo come il linguista Edoardo Lombardi Vallauri, il sociologo Ilvo Diamanti, il filosofo Massimo Cacciari o il costituzionalista Paolo Caretti – segnalano che la didattica dell’italiano è un tema “da anni svalutato”. Tra le proposte avanzate, quelle di ripristinare esercizi “classici” come dettato, riassunto e comprensione del testo, introdurre traguardi intermedi e verifiche nazionali negli otto anni del ciclo primario (elementari e medie), e la partecipazione di docenti esterni agli esami di fine ciclo.
“Non serve fare lo scaricabarile – avverte Marazzini – con i docenti universitari messi a fare da ‘giudice’ di quelli delle scuole dell’obbligo. Anche perché la primaria italiana è ancora tra le migliori a livello europeo”. “Quello che bisogna fare – aggiunge – per rivalutare l’italiano è formare e aggiornare meglio i docenti, ma anche farne davvero il requisito principale per valutare l’apprendimento”.
Marazzini però concorda con i 600 docenti sulla necessità di una scuola più esigente, segnalando il rischio dell’imperante “buonismo didattico”. “Non è accettabile essere severi su matematica e inglese – dichiara – e adottare invece sull’italiano un atteggiamento lasco. E’ l’italiano la vera materia trasversale”.