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Moby Prince, indagini “carenti e condizionate”

today23/01/2018

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ROMA –  Sulla tragedia del Moby Prince e sulle cause della morte delle 140 vittime perite nel rogo del traghetto che la notte 10 aprile del 1991 si scontrò con una petroliera Agip Abruzzo, l’attività di indagine della procura è stata “carente e condizionata da diversi fattori esterni”.

Parole come pietre, quelle delle relazione finale della commissione parlamentare di inchiesta che sarà ufficialmente presentata domani e che oggi anticipa il Corriere della sera. “Non tutta la verità ma di sicuro una verità più ricca” quella che ricostruire il lavoro dei parlamentari durato 2 anni. Tra i punti fermi secondo la commissione, il fatto che non fu la nebbia – che quella notte non c’era – a causare la collisione.

Inoltre il comando della petroliera mise in atto condotte “non doverose” nel lanciare l’allarme, e la capitaneria di porto non si attivò tempestivamente per chiarire la dinamica dell’evento e nel ricercare la seconda imbarcazione, con conseguenti ritardi nei soccorsi.

Un dato invece ora è appurato: la petroliera si trovava in area non navigabile e con divieto di ancoraggio – dove non doveva essere – e con un carico dall’Egitto che rimane ad oggi sconosciuto (il che alimenta i sospetti ricorrenti sull’ipotesi dietro la vicenda vi si un trasporto di merce irregolare da parte della petroliera) e “opacità” da parte della Snam.

Tra i nuovi particolari che emergono, anche le tracce di un accordo tra le compagnie di assicurazione e gli armatori a non intraprendere nessuna azione legale di risarcimento le une nei confronti degli altri, siglato a soli due mesi dalla tragedia, quando ancora nulla si sapeva su dinamiche e responsabilità.

Finora le inchieste aperte dalla procura di Livorno si sono tutte concluse senza condanna. A 26 anni di distanza le famiglie e gli amici delle vittime attendono verità e giustizia.

Scritto da: Redazione Novaradio


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