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Inchiesta Keu, chiusura indagini, 26 avvisi di garanzia. “Un’inchiesta complessa e inquietante per il coinvolgimento della ‘ndrangheta calabrese” -ASCOLTA

today24/11/2022

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FIRENZE- L’indagine iniziata nell’aprile 2021 stroncò il presunto rapporto tra il clan Gallace e imprenditori di Santa Croce sull’Arno per occultare rifiuti inquinanti.Sono stati notificati due avvisi di conclusione delle indagini per quanto concerne l’inchiesta Keu. La procura di Firenze ha chiuso la maxi-inchiesta che nell’aprile 2021 relativa al Comprensorio del Cuoio e tutta la Toscana, toccando imprenditori e politici.

Per quanto riguarda l’inchiesta Keu ci sono 26 indagati tra politici, dirigenti pubblici e imprenditori legati questi al clan Gallace di Guardavalle (Catanzaro). Nel filone coi 26 indagati la Dda di Firenze contesta, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere per traffico illecito di rifiuti e inquinamento, corruzione in materia elettorale e di indebita erogazione di fondi pubblici ai danni della pubblica amministrazione, falso e impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari. La procura fa rilievi a enti pubblici riguardo a responsabilità per reati commessi da propri rappresentanti.Il secondo ha 12 indagati; oltre a membri dei Gallace, imprenditori, un dipendente regionale e il consigliere regionale Pieroni(Pd) che si prodigò per far approvare un emendamento.

Il secondo filone di 12 indagati verte sulla gestione dei rifiuti, dei reflui e dei fanghi industriali prodotti dal distretto conciario tra le province di Firenze e Pisa. I reati contestati, sempre a vario titolo nelle rispettive posizioni dei singoli indagati, sono estorsione, illecita concorrenza con
minaccia e violenza aggravati dal metodo mafioso. Emerge tra le contestazioni un episodio di corruzione elettorale per Andrea Pieroni, consigliere regionale del Pd, espressione del territorio di Pisa. La Dda lo accusa perché, per ottenere sostegno alle Regionali 2020 dai vertici dell’Associazione conciatori di Santa Croce sull’Arno (Pisa) si sarebbe impegnato a far approvare in Regione Toscana un emendamento per sottrarre il consorzio Aquarno all’obbligo di sottoporsi alla procedura di Autorizzazione integrata ambientale. Cosi poi fece, secondo gli
inquirenti che vi ravvisano una condotta penale nei termini della corruzione elettorale.
La procura nell’inchiesta ipotizza un “sistema che vede coinvolti l’Associazione conciatori e i singoli consorzi” ambientali, “consapevoli nel rispettivo ruolo, dal conferitore allo smaltitore dei rifiuti, di far parte di un circuito collaudato e strutturato”. I vertici del ‘sistema’ erano secondo gli inquirenti, nelle compagini societarie delle società coinvolte. Secondo le indagini, il meccanismo avrebbe dovuto assicurare un riciclo totale dei rifiuti prodotti, con un conferimento in discarica residuale. In realtà, secondo gli inquirenti, “non raggiunge il risultato di recuperare gli scarti
efficacemente e lecitamente”. Lo scenario è che il “peso economico del comparto associativo” dei conciatori  avrebbe consentito, secondo la procura, ai suoi referenti di avere “contatti diretti che vanno oltre i normali rapporti istituzionali con esponenti politici e istituzionali” della Regione e di altri enti locali come il Comune di Santa Croce sull’Arno.
Tra gli episodi, emerge quello di un dipendente della Regione Toscana che avrebbe ottenuto un prezzo vantaggioso per trascorrere una vacanza ad agosto al villaggio Poseidon, in Calabria, gestito da Antonio Coscia, ritenuto vicino alla cosca dei Gallace. Uno ‘sconto’ per favorire la società Idrogeo nell’assegnazione diretta di lavori urgenti commissionati dalla Regione Toscana nell’Aretino e la Figlinesi Inerti per il conferimento e smaltimento in cava di migliaia di tonnellate dopo un’alluvione del 2019.

“Si tratta di un’inchiesta davvero complessa e inquietante, invito le cittadine e cittadine che vogliono informarsi a guardare anche i giornali calabresi per seguire questa vicenda che riguarda anche il coinvolgimento della ‘nrangheta. Un situazione che vede impiegati personaggi politici e imprenditori e tutti coloro che si occupavano dello smaltimento del Keu,” spiega Samuela Marconcini, portavoce assemblea No Keu. “I siti contaminati sono almeno 12. Evidentemente si è cerca di seppellire questi rifiuti sotto una coltre di silenzio.”

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Scritto da: Redazione Novaradio


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