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Rifiuti e impianti. A Livorno si progettano nuovi gassificatori, ma intanto l’inceneritore non si ferma – ASCOLTA

today22/02/2023

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    Stefano Seghetti, coordinatore Rifiuti Zero Livorno

 

LIVORNO – Mentre a Firenze si discute, a Livorno si brucia… ancora. Un territorio che pensava di essere arrivato finalmente arrivato a scrivere la parole “fine” al capitolo degli impianti di incenerimento rifiuti e che rischia invece di ritrovarsi “assediato”da nuovi impianti, con quel che ne consegue in termini di rifiuti da smaltire, problemi logistici e emissioni. E’ il timore che pervade i comitati e le associazioni della rete Rifiuti Zero del livornese, di fronte alla strategia di gestione dei rifiuti portata avanti dalla Regione. Ben tre progetti riguardano il territorio livornese: due progetti di gassificatori di plastiche speciali (plasmix) a Rosignano e a Stagno, oltre ad uno di ossidocombustione ipotizzato a Peccioli (PI). E intanto, la dismissione dello storico inceneritore/termovalorizzatore dell’AAMPS a Picchianti, si allontana.

“Nel nuovo bando rivolto alle aziende per la realizzazione di nuovi impianti per smaltire i rifiuti industriali – spiega Stefano Seghetti , coordinatore Rifiuti Zero Livorno – ci sono le proposte di Alia di realizzare un impianto di gassificazione a Rosignano: la stessa identica tecnologia, le stesse slides proposte per il gassificatore di Empoli” rigettato da una mobilitazione popolare e il dietrofront del Comune, e di un latro ipotizzato a Pontedera, nel pisano. Stesso progetto e stesse criticità: “Si tratta di una tecnologia che brucia plastiche con emissioni di metanolo, idrogeno e scarti, con una tecnologia mai sperimentata altrove” e “con un dimensionamento uguale a quello di Empoli” e quindi eccessivo. Stesso progetto, ancora su Livorno, è quello di gassificatore proposto da ENI nella raffineria di Stagno: “se ne è parlato molto nel 2019, poi è stato archiviato per la contrarietà del Comuni di Livorno e Collesalvetti – spiega Seghetti – ma ENI ripresentato il progetto comunque”.

Una discussione no solo politica, ma con effetti concreti. Ad esempio sull’attesa dismissione dell’inceneritore/termovalorizzatore di AAMPS a Livorno, attivo dal 1974 e di cui era stata annunciata la chiusura dal 2023: “Adesso la proposta è costruire, in sua sostituzione a Peccioli un “ossidocombustore”, altra tecnologia che prevede, in definitiva, incenerimento e scorie” dice Seghetti: “In attesa della sua realizzazione, prevista nel 2027, si propone di tenere ancora aperto il termovalorizzatore”. Ma perché tutta questa necessità di bruciare? “Perché a Livorno siamo indietro con la differenziata – spiega Seghetti –  e anzi negli ultimi anni i dati di raccolta sono peggiorati”.

Scritto da: Redazione Novaradio


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