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Venti giorni di fermo amministrativo per la nave Open Arms. “Torneremo in mare, per noi la priorità è salvare vite umane” – ASCOLTA

today06/10/2023

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    Veronica Alfonsi, pres. Open Arms Italia, 6 ottobre 2023

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TOSCANA – “Da otto anni a questa parte assistiamo ad un assurdo capovolgimento della realtà, dove chi finanzia dei torturatori in Libia può farlo impunemente e chi, come noi, salva vite in mare è costantemente sotto accusa”. Così Open Arms Italia commenta la decisione, notificata ieri, del fermo amministrativo per 20 giorni e una multa da 3 mila a 10 mila euro, ai danni della nave che ha sbarcato ieri a Marina di Carrara 176 migranti salvati nel Mediterraneo Centrale per aver effettuato operazioni di salvataggio multiple, vietate dalla c.d. “direttiva Piantedosi” .

“Ce l’aspettavamo” dice stamani a Novaradio la presidente Open Arms Italia, Veronica Alfonsi: “Ci viene contestato in particolare il terzo soccorso – racconta  – fatto in seguito ad un ‘may day’ lanciato da un aereo della Sea Watch su un pericolo imminente per la vita delle persone a bordo. Eravamo l’unica nave presente nelle vicinanze: ci siamo diretti sul posto e ci siamo trovati davanti ad un gommone quasi del tutto sgonfio, con a bordo 109 persone, di cui 94 giovani tra i 14 e i 16 anni che viaggiavano da soli, in una condizione psicologica e fisica particolarmente fragile. Tutte le autorità sono state informate in tempo reale, abbiamo chiesto di essere coordinati e avere istruzioni. Non abbiamo ricevuto risposte e il nostro capitano si è preso la responsabilità di soccorrere”.

Adesso con la decisione del fermi amministrativo, per 20 giorni la nave sarà ferma, poi l’attività della ong riprenderà come prima.”La nave rimarrà in porto, ci sarà la multa da pagare. Affrontare queste spese è problematico, a quello che dispiace di più è rimanere fermi in porto quando ci sono migliaia di persone che rischiano la vita senza mezzi a disposizione per soccorrerli”.

Di fronte alle ultime mosse del governo – dagli attacchi ai magistrati di Catania e Firenze che hanno disapplicato il decreto Cutro alle richieste di “pugno duro” sui rimpatri in sede europea – la ong rimane fortemente critica. “Negli ultimi 10 anni – osserva ancora Alfonsi – sono morte in mare 28 mila persone accertate, risultato non di tragedia del mare, ma delle politiche europee. L’Europa continua a rispondere a questa crisi umanitaria non assumendosi la responsabilità di organizzare un sistema di soccorso strutturato in mare, né creare la possibilità tramite canali legali di raggiungere l’Europa in maniera sicura. L’unica cosa che riesce a fare è finanziare con soldi pubblici stati illiberali dove la violenza verso queste persone è continua e documentata. Spero che ci sia una reazione della società civile europea, perché non si può continuare più così”.

Scritto da: Redazione Novaradio


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