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FIRENZE – Nel carcere di Sollicciano soltanto 8 detenuti su oltre 500 detenuti sono impegnati in attività lavorative fuori dal carcere, mentre al suo interno solo 16 sono quelli coinvolti nel laboratorio di orticoltura sostenuto dal Comune di Firenze.
I dati, emersi nel corso del convegno per il lavoro è carcere organizzato stamani a Firenze dalla Camera del lavoro dal titolo “Carcere, diritti e lavoro: analisi e proposte a partire dalla situazione di Sollicciano”, organizzato da Cgil Firenze e L’Altro Diritto, disegnano un quadro impietoso per il carcere fiorentino. Nonostante che i dati siano chiari e noti: il tasso di recidiva sulla popolazione carceraria, che si aggira intorno al 70%, crolla al 2% se si considerano i 20 mila detenuti che hanno un contratto di lavoro.
“Bisogna riportare il lavoro in cima alle priorità del carcere” è il messaggio che lancia Bernardo Marasco, segretario Cgil Firenze, cui fa eco l’assessore al welfare fiorentino, Nicola Paulesu: “Siamo pronti a confermare i 500 mila euro che il Comune di Firenze investe sui progetti legati al carcere, ma serve un coordinamento tra tutte le istituzioni”.
Una proposta concreta è quella lanciata dal garante dei detenuti toscani, Giuseppe Fanfani: un referente per il lavoro in ciascun carcere, che si occupi di mettere in contatto i detenuti con le opportunità di lavoro e formazione sul territorio. Garante che, a proposito di Sollicciano, non ha esitato a descrivere amaramente la sua situazione, non solo lavorativa: “E’ un troiaio, com ho già detto a suo tempo in Parlamento, una porcheria…” ha chiosato usando il noto toscanismo: “Bisognerebbe ridurre i detenuti e riorganizzare gli spazi anche in funzione delle opportunità di lavoro”: una cucina per le richieste di camerieri e cuochi nel settore ristorazione, ad esempio, o un laboratorio di pelletteria.
Difficile immaginare però una diminuzione dell’affollamento, stante i lavori di ristrutturazione – ancora bloccati – che riducono di 136 posti la capienza effettiva, e gli ultimi “decreti sicurezza” che a giudizio di molti favoriscono al contrario la carcerazione: “Certo sono stati fatti apposta, da chi crede che la soluzione sia la carcerazione. Che però, aggiunge, “è come quando hai sporco in casa e, anziché pulire, metti la polvere sotto il tappeto perché non si veda”.