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Carceri, il grido d’allarme dei garanti. A Livorno due reparti nuovi di zecca ma ancora chiusi. Prato e Firenze da mesi senza direttore – ASCOLTA

today03/03/2025

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    Marco Solimano, garante detenuti Livorno, 3 marzo 2025

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    Margherita Michelini, garante detenuti Prato, 3 marzo 2025

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TOSCANA  – Misure deflattive che riducano il sovraffollamento carcerario, ricorso a misure alternative che stanno scontando una pena o un residuo di meno di tre anni, garantire l’affettività dei detenuti in carcere, superare le circolari dei Provveditorati che limitano l’acquisto  e il possesso di oggetti e generi alimentari provenienti dall’esterno del carcere.  Sono le richieste del “manifesto” dei garanti territoriali dei detenuti, che oggi promuovono una mobilitazione nazionale: a due mesi dalle parole del Capo dello Stato Mattarella nel discorso di fine anno sulle sofferenze dei detenuti a causa del sovraffollamento e dell’inammissibilità del numero dei suicidi, denuncia il coordinatore nazionale dei garanti, “c’è un silenzio assordante da parte della politica e della società civile”.

“Nel carcere delle Sughere la situazione sta peggiorando sempre più” denuncia il garante dei detenuti di Livorno, Marco Solimano, che mesi fa ha presentato un esposto contro una situazione paradossale: due interi reparti nuovi da poco realizzati ma non consegnati perché sono di fatto inagibili a causa di gravi carenze progettuali: “Nulla si è mosso da parte della Procura, mentre tra le istituzioni carcerarie si assiste ad un rimpallo di responsabilità”.

“Nulla è cambiato, anzi: nella media sicurezza siamo arrivati a oltre 600 detenuti per 200 celle” neppure al carcere della Dogaia di Prato, ammette la garante Margherita Michelini: il carcere pratese è il più affollato della Toscana, e ha visto ben 5 suicidi in celle negli ultimi 12 mesi. Più di Sollicciano. E – come Sollicciano – continua ad attendere la nomina di un direttore stabile. Notizie ufficiose parlano di imminenti nomine, ma di ufficiale ancora nulla. Domani il garante assieme al Comune  hanno convocato un incontro pubblico nella Sala consiliare per presentare la nuova Consulta sul carcere, creata con funzioni di monitoraggio e stimolo.

Riguardo alle richieste rivolte alla politica, Solimano dice di non credere nella possibilità di indulto o amnistia: “Basterebbe l’approvazione della proposta Giachetti sull’allargamento dei tempi della scarcerazione anticipata da 45 a 90 giorni”. Ma la proposta è ferma da mesi in Parlamento. “Sull’affettività in carcere – dice Michelini – bene si è fatto nel mantenere le nuove possibilità di colloqui telefonici istituiti durante l’emergenza covid, ma ci vorrebbero più incontri di persone e senza controllo. Quello dell’affettività rimane un tabù per la politica”.

Scritto da: Redazione Novaradio