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Da bosco e da riviera - 8 luglio 2025
Giancarlo Parissi, garante detenuti Firenze – 7 luglio 2025
Stefano Cecconi, vicepre. Ass. Pantagruel – 7 luglio 2025
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FIRENZE. – Su Sollicciano serve un tavolo permanente di confronto tra istituzioni e privato sociale, una sorta di “unità di crisi” per affrontare quella che ormai può essere definita la situazione di emergenza del carcere fiorentino. E’ la richiesta contenuta nella lettera che il Garante dei detenuti di Firenze, Giancarlo Parissi, ha deciso di inviare all’assessore al welfare del Comune di Firenze Stefano Paulesu per chiedergli di dare seguito a una idea lanciata dalla stessa amministrazione, dopo il decesso di un detenuto con problemi psichiatrici venerdì scorso nella sezione accoglienza, che ha fatto salire a cinque il totale delle morti tra le mura del penitenziario fiorentino negli ultimi 6 mesi. Ad annunciarlo è lo stesso garante stamani ai microfoni di Novaradio nella trasmissione “Il Cielo e la Stanza”: “Durante i terremoti si costituiscono le unità di crisi. Io penso insieme all’assessore – ha detto – che siamo in una situazione tale, per cui la costituzione di un’unità di crisi, che come minimo comincia a monitorare, a pensare seriamente a delle correzioni, dei correttivi, a dei tamponi. Quello che fa la Protezione Civile durante un terremoto”.
Ad intervenire sulle drammatiche condizioni di invivibilità del carcere fiorentino, sempre ai microfoni di Novaradio, è anche l’associazione Pantagruel, che proprio nei giorni precedenti aveva denunciato la situazione: “Io nei giorni precedenti avevo scritto al garante dei detenuti di Firenze e quello regionale – dice il vicepresidente Stefano Cecconi – per manifestare la nostra profonda preoccupazione non solo per il transito ma anche per la sezione accoglienza. All’accoglienza ci entriamo e di ventilatori non ce ne sono“. E i lavori di coibentazione termica, avviati anni fa, sono ancora fermi: “Erano stati appaltati nel 2023, poi fra ricorsi al TAR, blocchi e quant’altro, sono fermi. Dovrebbero sbloccarsi solo ad ottobre”.
C’è poi, aggiunge Cecconi, un problema evidente di gestione dei detenuti con problemi psichiatrici, evidente nel caso del decesso venerdì del 57enne detenuto austriaco: “Un detenuto con problemi psichiatrici che era stato arrestato nella galleria della stazione perché era mezzo nudo e dava noia la alle persone. E’ stato internato purtroppo per il caldo, o per il mix di farmaci, o per tutta una serie di cose, purtroppo, non ce l’ha fatta. Questa purtroppo è la situazione all’accoglienza, dove vivono circa una ventina di detenuti. Io di ventilatori sabato non ne ho visti nemmeno uno, e ho trovato i miei due amici psichiatrici molto gravi che vivono oramai da chi da un mese, l’altro da 15 giorni, in uno stato di abbandono“. Uno dei due, denuncia Cecconi, “Spesso e volentieri lo trovo o completamente nudo o solo con pantaloni, in una cella totalmente disadorna, con solo e soltanto il letto al castello, nemmeno forse il materasso, perché sennò lui rischia di bruciarlo, la doccia della cella non riceve, e quindi se lui si lava si allaga. Mi sembra di vedere le foto dei malati psichiatrici abbandonati nei manicomi”.
Riguardo alla situazione del carcere, il garante Parissi conferma le criticità legate all’emergenza caldo con alcune precisazioni: “Non ridurrei al problema della mancanza dei ventilatori l’ultimo decesso” dice, aggiungendo però: “Essendo la struttura costruita in cemento armato, e costruita in cemento armato di pessima qualità, è evidente che il caldo d’estate, così come il freddo d’inverno, creano ulteriore disagio”. E aggiunge segnalando un problema che si vive da alcuni giorni: nelle sezioni femminili di Sollicciano, 4 giorni su 7, il cibo dell’intera giornata viene consegnato una sola volta, alle 11 di mattina: “Questo naturalmente ha portato – spiega – a situazioni per cui in celle che non sono mai singole, con 40, 38, 39 gradi, il vitto viene depositato sull’unico tavolo che c’è nella cella”.
Sulla particolare condizione di disagio psichiatrico del detenuto austriaco morto venerdì nella sezione transito, il garante ammette: “La malattia mentale dovrebbe essere curata in modo diverso, ma si finisce comunque a stare nelle celle”. “Il sistema sanitario, a mio modo di vedere, per quello che io conosco in carcere è efficiente” aggiunge: “Quello che non funziona è il sistema carcere nella sua interezza, tutto ciò che ha a che fare con l’atteggiamento di un sistema che mette l’isolamento, il contenimento, la custodia avanti a tutte le altre esigenze”.
Scritto da: Redazione Novaradio
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