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Ex teatro Comunale, è bufera sulla “torre bianconera”. I bioarchitetti toscani: “Danno al paesaggio evidente, e si è creato un precedente pericoloso” – ASCOLTA

today21/08/2025

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    Alberto Di Cintio, coord. tosc Fondazione Italiana Bioarchitettura, 21 agosto 2025

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FIRENZE  – Monta sempre più la polemica introno alla riqualificazione/ristrutturazione dell’ex Teatro Comunale di Firenze, abbattuto per far spazio a 150 appartamenti ad uso turistico. In questi giorni, con il “disvelamento” della parte sommitale degli stabili che hanno sostituito la sala di Corso Italia che per quasi un secolo è stata la casa del Maggio Musicale, è emersa una “torre” bianca e nera – con facciate a copertura mista,  intonaco e metallo – che si staglia sullo skyline delle palazzine otto-novecentesche che caratterizzano i lungarni.

Una scelta estetico-architettonica che marca una netta discontinuità con il contesto del centro storico, e contro sui non hanno tardato a levarsi le voci di tecnici, esperti, e semplici cittadini. L’ex direttore degli Uffizi, Antonio Natali, lo ha definito un “caminetto juventino”, “debordante”, che “toglie il respiro a tutto il resto”. Si muove anche la politica, con il centrodestra cittadino che va all’attacco. Eike Schmidt, ex direttore degli Uffizi e candidato sindaco a Firenze nel 2023 parla di un “brutto blocco nero”, che non è spuntato a caso ma è l’esito di una trasformazione urbanistica sulla quale l’amministrazione avrebbe dovuto vigilare”, e annuncia stare valutando di presentare un esposto alla sede di Parigi dell’Unesco (che tutela il centro fiorentino come patrimonio dell’umanità).

“Ora che il cubo bianconero è ben visibile tutti si stracciano le vesti, ma dove erano tutti e cosa guardavano quando, pochi per la verità, denunciavano la cattiva qualità del progetto di rigenerazione sia dal punto di vista dell’estetica architettonica che per le destinazioni urbanistiche e di funzioni?” si chiede la sezione toscana dalla Fondazione Italiana di Bioarchitettura: “Bisogna che la città, i cittadini, le forze politiche, ma tutti coloro chiamano questa nostra città sia siano attenti, siano attenti ai percorsi di progetto, ai progetti stessi, ai disegni, è una cosa che non non è nasce improvvisamente” dice il coordinatore toscano Alberto Di Cintio, che a Novaradio ha ricostruito la storia di quell’intervento: dal primo via libera nel 2014 alla revisione dei progetti, dall’iniziale  previsione di realizzare appartamenti di alta fascia per residenti nel 2019, al cambio di destinazione confermato nell’ultimo Piano Operativo Comunale per farne appartamenti ad uso turistico temporaneo.

Un tema, a questo punto, principalmente politico: “Prima poteva essere discutibile, ma recuperare alloggi, housing con prezzi calmierati, per i residenti fiorentini sarebbe stata un’operazione forse molto opportuna e anche legittima” sottolinea Di Cintio: “Cambiarlo invece a favore dell’open tourism o del lusso, è una scelta davvero che non ha ragione, se non le necessità speculative di reddito da parte dei proprietari che hanno acquisito. Una scelta politica sbagliata e grave”.

La domanda che, dall’ “uomo della strada” agli “addetti ai lavori”, è la stessa: “Com’è possibile che sia stato approvato il progetto?”, chiamando in causa le diverse autorità competenti dal punto di vista edilizio, urbanistico e paesaggistico. Il PD di Palazzo Vecchio parla di “vincoli tutti rispettatti compreso quello delle rive dell’Arno” e di un iter che ha visto l’esame e l’approvazione del progetto in molteplici passaggi: oltre al via libera della commissione del Paesaggio del Comune, che sottosta al parere obbligatorio e vincolante della Soprintendenza, del permesso della commissione paesaggistica che ha dentro Regione, Soprintendenza e Comune. Permesso a sua volta di nuovo esaminato e approvato una seconda volta dalla commissione del paesaggio comunale e dalla Soprintendenza che ha parere obbligatorio e vincolante”.

“Gli attori in commedia sono diversi e se quindi si allarga molto la questione delle responsabilità di aspetto politico, ma anche tecnico-amministrativo” commenta Di Cintio: “E soprattutto molti richiamano quello della sovrintendenza, giustamente molto attenta al paesaggio della città e interventi di restauro corretti”. ma che in questo caso ha mostrato un comportamento diverso: “Non so come definirlo nemmeno io ma è sotto gli occhi di tutti. Insomma è evidente il danno al paesaggio”.

E ora che fare? Il problema è assai spinoso, ammette Di Cintio: “Un passante direbbe ‘buttiamo giù ogni cosa, rifacciamolo come si deve’, ma non è facile. Immagino sarà un contenzioso enorme” , che sottolinea innanzitutto un punto: “Qui si è creato un precedente precedente molto grave per cui un domani un proprietario un intervento simile si si sente autorizzato a fare delle scelte progettuali simili a quelle state fatte”.

Scritto da: Redazione Novaradio