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Il Cielo e la Stanza #23 - Sollicciano: solito Ferragosto, soliti problemi: "Politica assente"
Antonio Bugatti, vicepres- ordine Architetti Firenze, 26 agosto 2025
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FIRENZE – “Quello che non va è la sorpresa. I cittadini hanno scoperto questo oggetto sullo skyline di Firenze dopo che il cantiere si è trasformato. Questo non deve succedere mai quando si fanno delle dei lavori così importanti in architettura in città, soprattutto una città d’arte come Firenze. Deve esserci già una condivisione a monte di quello che sarà il risultato”. E’ cauto nelle parole ma duro nella sostanza il giudizio critico del vicepresidente dell’Ordine degli architetti di Firenze, Antonio Bugatti, che stamani a Novaradio ha parlato della vicenda del “mostro di Corso Italia”, i tre palazzi ad uso turistico-ricettivo realizzati sulle ceneri del demolito ex Teatro Comunale. Che non parla a nome dell’Ordine tutto, precisa, ma nemmeno a titolo personale, perché riferisce di aver parlato con molti colleghi.
Una vicenda che, nella migliore delle ipotesi, sembra clamorosamente sfuggita di mano a chi, per competenza, doveva autorizzare la scelta di colori, volumi e materiali: “La differenza c’è sempre tra un rendering e un risultato finale, ma qui – dice Bugatti – mi pare che coloro che dovevano dare il parere preventivo siano sorpresi loro” dice Bugetti, che invita a esaminare meglio “i documenti che riguardano il parere della commissione paesaggistica, che sono pubblici e l’emissione del parere della Soprintendenza, che certamente è a firma di Pessina” (l’allora Sovrintendente, ndr).
Colpa dunque della commissione paesaggio e della Sovrintendenza che hanno dato il via libera? Bugatti non lo dice: “Quello che è mancato a nostro avviso è che una trasformazione così importante di un oggetto che era pubblico, del teatro comunale, e tutto quello che era ammesso urbanisticamente e anche paesaggisticamente, doveva avere un percorso partecipato molto molto efficace e seguito. Cosa che non è stata”.
Come a dire che il dato più importante non è tanto estetico quanto politico: “perché – spiega – quando si fanno le trasformazioni urbane la politica c’entra ovviamente perché le trasformazioni devono essere governate da dei principi che sono legati probabilmente ai valori pubblici, alla città, alla parte pubblica”. Ecco che quindi l’intera vicenda assume due aspetti: da un lato “un precedente che non doveva succedere”, dall’altro un avvertimento su quel che va evitato per il futuro: “Non rischiamo se prendiamo insegnamento da questo, se facciamo i processi partecipati dei progetti con l’individuazione delle linee guida, con le soluzioni che si profilano, le varie ipotesi”. Dalle questioni piccole – Bugatti cita ad esempio il parcheggio di piazza del Cestello – a quelle grandi, come nel caso della trasformazione dell’area ex OGR, ad ovest della ex stazione Leopolda: un’operazione che riguarda 53.000 m quadri di superficie e che “avrà un impatto enorme nella città”. “Le linee guida, l’idea di come deve venire questa questa parte di città, bisogna cominciare a vederla, a vederla, formarla, a discuterne” avverte Bugatti. Ed ecco quindi l’avvertimento di questa vicenda: “E’ una grande opportunità di riflessione” per evitare “certi errori, certi cortocircuiti, certi come dire, fraintendimenti. Ci deve essere una coralità, nel guidare i progetti e analizzarli e non lasciare né i professionisti, né i singoli soggetti che poi danno i pareri da soli”.
Un percorso in cui le decisioni degli organi tecnici e la loro composizione devono essere il più trasparente possibile, a partire dalla commissione paesaggio, finita al centro delle polemiche e che a breve deve essere rinnovata dal Comune: “L’ordine degli architetti si mette a disposizione per fornire nominativi che il comune può scegliere. Il Comune di Firenze non so se lo sta facendo nel rinnovo della commissione, non mi risulta al momento, ma noi siamo sempre a disposizione” fa notare Bugatti, che precisa però: “La commissione formula pareri non vincolanti, poi è la soprintendenza che emette la decisione. Come architetti ci stiamo dando da fare perché questi due passaggi vengono ridotti ad uno, che non ci sia una dualità, per evitare fraintendimenti”.
Scritto da: Redazione Novaradio
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