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“Digiuno per Gaza”, 20 mila adesioni in tutta Italia. In Toscana 15 presidi: “Basta parole, stop alle armi” – ASCOLTA

today28/08/2025

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    Saverio Benedetti, medico chirurgo ospedale Torregalli 28 agosto 2025

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TOSCANA – Sono oltre 20 mila in tutta Italia le persone che oggi aderiscono alla protesta “Digiuno per Gaza”, per denunciare il genocidio in corso del popolazione della Striscia, martoriata da 22 mesi di guerra e alla vigilia dell’annunciata deportazione di massa da parte dell’IDF di 1 milione di palestinesi da Gaza City.

L’iniziativa, partita dalla Toscana un mese fa dall’iniziativa “dal basso” di due operatori sanitari e poi allargatasi a macchia d’olio in tutto il paese, è promossa dalla rete #digiunogaza, da Sanitari per Gaza e dalla campagna BDS “Teva? No grazie”. A guidare la protesta c’è un “nocciolo duro” composto da personale e operatori del mondo sanitario – ad aderire anche L’ordine dei Medici di Firenze – che stigmatizza gli attacchi agli ospedali e al personale sanitario di Gaza come parte di una strategia che punta alla distruzione della sanità pubblica nella Striscia e che configura il reato di genocidio.

“Denunciamo questa abominevole campagna di distruzione del sistema sanitario palestinese fin dagli inizi. Israele ha caratterizzato questa sua guerra con l’attacco a presidi ospedalieri, le ambulanze e i medici” dice a Novaradio Saverio benedetti, medico dell’ospedale di Torregalli, tra i partecipanti all’iniziativa. I casi sono innumerevoli, tra ospedali bombardati, ambulanze distrutte e medici e infermieri sequestrati, arrestati, torturati, a volte a morte: “Mentre l’attacco a un ospedale, a un medico, a un’ambulanza è un crimine di guerra, l’attacco sistematico e ripetuto a tutti gli ospedali, a tantissimi medici, a tutte le ambulanze, è  la base dell’accusa che è stata inoltrata dal Sudafrica e accolta all’aia di genocidio contro lo Stato di Israele”.

Una situazione di emergenza umanitaria che la Toscana ha toccato con mano con la vicenda di Marah, la 20enne palestinese arrivata a Pisa per essere curata ma morta poche ore dopo per un grave deperimento organico causato da mancanza di cibo e cure adeguate che il governo israeliano ha cercato di far passare per una leucemia non diagnosticata, ma che le analisi mediche hanno del tutto smentito: “Marah – dice Benedetti – è un caso emblematico e si riconduce allo stato di carestia che si è sviluppata a Gaza in maniera predeterminata. Ci sono ad oggi oltre 300 morti per fame, denutrizione, di cui 70 bambini.

Marah era una ragazza di 20 anni che è è giunta a Pisa dopo mesi e mesi di ritardi, perché non le veniva concesso il permesso di evacuare. La cosa vergognosa è che da Israele è stato detto che è morta di leucemia. Fortunatamente il primario dell’ematologia ha potuto confermare che sono stati fatti i test per la leucemia e non aveva la leucemia. Marah non è morta di leucemia, è morta di fame. E’ morta di denutrizione e la denutrizione non è propaganda antiebraica: la denutrizione è una diagnosi”.

Solo in Toscana sono quindici i presidi organizzati dalle 12,30 alle 14,30 davanti ad altrettanti ospedali, istituti di ricerca, strutture sanitarie – dagli ospedali di Careggi, Meyer e Torregalli a Firenze a quelli di Lucca, Cecina, Castelnuovo Garfagnana – durante i quali medici e operatori sanitari si riuniscono per una foto collettiva con i mano i cartelli che recitano “digiuno per Gaza”, ma ci saranno anche migliaia adesioni individuali, oltre ad una miriade di associazioni, organizzazioni, sindacati. Obiettivo è far pressione ulteriore sul governo, le istituzioni, regionali e locali, le aziende sanitarie e i centri di ricerca affinché prendano provvedimenti concreti per interrompere i rifornimenti di armi e le collaborazioni con Israele.

Chiediamo al governo di sospendere con assoluta gli accordi militari e le forniture di armi e di Israele e di chiedere con urgenza il cessato il fuoco e l’apertura di corridoi umanitari. Questo lo chiediamo al governo, ma a tutte le forze, anche di opposizione. Non basta non le parole, non basta indignarsi, bisogna passare ai fatti. Chiediamo alle aziende e alle istituzioni sanitarie, agli ordini professionali, alle società scientifiche, una dichiarazione dove si riconosca il genocidio in corso e si affermi l’impegno a contrastarlo con ogni mezzo” spiega Benedetti, che aggiunge:  “Questo governo continua a vendere armi armi italiane che vengono utilizzate per uccidere donne e bambini. Questo comportamento è il solito essere forti con i deboli e deboli con i forti e noi esprimiamo solidarietà a quelle colleghe”.

Scritto da: Redazione Novaradio