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“Cubo nero” nell’ex Comunale: “Figlio di una cultura della musealizzazione che perde di vista ciò che serve alla città” – ASCOLTA

today01/09/2025

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    Grazia Galli, Associazione Progetto Firenze, 1 settembre 2025

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FIRENZE – Il “cubo nero” sorto sulle ceneri dell’ex teatro Comunale continua ad alimentare la polemica politica: sulla questione va all’attacco il candidato governatore del centrodestra, Alessandro Tomasi (“Si vendono beni pubblici per fare case di lusso”), mentre in Consiglio Comunale a Palazzo Vecchio fa discutere la decisione della conferenza dei capigruppo di non affrontare il tema subito in aula ma rimandare la discussione in commissione urbanistica.

In una situazione in cui da più parti a venire prese di mira è, di volta in volta, l’amministrazione comunale, la Sovrintendenza e i grandi gruppi di investimento immobiliare, l’Associazione Progetto Firenze invita ad una riflessione di più ampio respiro. “Il vero punto che manca nella discussione – dice Grazia Galli a Novaradio – è qualcuno che faccia una domanda a che cosa serve l’urbanistica, ma soprattutto che a che che cosa serve davvero alla città. Se continuiamo a discutere di un patrimonio intoccabile, di skyline perdiamo di vista il vero problema, cioè la funzionalità della città rispetto alla vita delle persone e rispetto alle necessità future”.

“Se decidiamo che diventa tutto un patrimonio che va conservato tal quale, diventa qualcosa che è carissimo da mantenere, carissimo da ricostruire ed è funzionale solo e unicamente al consumo del lusso fine a se stesso” dice Galli. E porta l’esempio della facoltà di Agraria: “Un palazzo che, cambiando, avrebbe permesso di mantenere una funzione pubblica, in un luogo un parco che di quella funzione pubblica ha proprio bisogno. Invece quel contenitore lì domani sarà l’ennesimo contenitore dismesso da consegnare ai privati e diventerà probabilmente come la Manifattura Tabacchi”. “La musealizzazione – evidenzia – costa e pian piano, ovviamente se la possono permettere solo i grandi patrimoni privati conclude, e invita ad avere coraggio: “Dietro ci sono sì responsabilità della politica, però sono anche e soprattutto figli di una cultura che ha permeato fino alla radice questa città. Questo lo diciamo da 10 anni, adesso la discussione dobbiamo tutti quanti cominciare a farla prima di tutto con noi stessi e dire: ‘Quanto sono disposto a cambiare perché questa città torni vivibile?’ ”.

Scritto da: Redazione Novaradio