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Gli operai della 6 Alba occupano il negozio Patrizia Pepe. Che alla fine cede

today08/11/2025

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FIRENZE – E alla fine, di fronte alla determinazione degli operai della stireria “L’Alba” di Montemurlo e alla minaccia di occupazione ad oltranza, anche Patrizia Pepe ha ceduto. Ed ha accettato di sedersi al tavolo di crisi, cosa che finora  aveva sempre rifiutato di fare.

La capitolazione è arrivata alla fine di una giornata lunga e tesa, iniziata con il blitz dei lavoratori nello store di piazza del Duomo, nel bel mezzo del ‘salotto buono’ del fashion fiorentino. Con tanto di bandiere, striscioni e slogan avevano messo in chiaro il loro obiettivo: “Non ce ne andiamo via di qui finché Patrizia Pepe non si assume le proprie responsabilità”.

La griffe, infatti, è tra le principali committenti della stireria, che da due mesi  ha chiuso improvvisamente e non paga gli stipendi ai lavoratori. A causa del venir meno delle commesse, secondo l’azienda; secondo i lavoratori, invece, come ritorsione contro le proteste che che nei mesi scorsi hanno permesso, con il sostegno del sindacato Sudd Cobas, di interrompere una situazione di sistematico sfruttamento e ottenere per i lavoratori un contratto in linea con il CCNL, orari fissi e paghe dignitose.

Una mobilitazione che non era andata giù alla proprietà. La stireria “L’alba” è la stessa dove, poche settimane fa, un operaio è stato selvaggiamente aggredito dalla titolare mentre faceva un picchetto di sciopero: il video dell’aggressione era diventato virale e un caso nazionale. E, secondo il sindacato Sudd Cobas, ha portato alla ritorsione concretizzata con la chiusura ex abrupto della stireria.

Il caso ha portato all’apertura di un tavolo di crisi in Provincia di Prato, cui gli operai e il sindacato Sudd Cobas chiamno a partecipare  anche i marchi committenti in quanto responsabili. Alcuni di essi, come ad esempio Canadian, hanno accettato di sedersi al tavolo, anche i seguito a manifestazioni di protesta di fronte alle loro sedi. Cosa che invece finora si è rifiutato di fare la proprietà del marchio “Patrizia Pepe”.

Di qui l’azione, clamorosa, di oggi pomeriggio. “Oggi dalle vetrine non si vedono solo i costosi vestiti del brand, ma anche gli operai che li fabbricano e che sono stanchi di essere trattati come merce a basso costo usa e getta” denuncia il sidnacato Sudd Cobas. “La rabbia è tanta, dopo più di due mese passati senza stipendio. Su quegli stipendi, Patrizia Pepe come gli altri committenti sono per legge responsabili in solido, ma il brand si rifiita di mettere mani al portafoglio. Patrizia Pepe ci dica cosa ha in contrario al percorso avviato con altri brand per garantire un futuro di lavoro e di diritti a questi operai, garantendo quindi che le proprie commesse in futuro vengano lavorate in condizioni di regolarità. Appalti e subappalti non devono più essere l’escamotage per sfruttare senza freni il lavoro. Quanto ancora vuole andare avanti il brand con un modello di produzione che schiaccia gli operai ed i loro diritti?”

La svolta in serata, dopo otto ore di sit-in nella boutique, con l’annuncio che la griffe sarà alla prossima riunione del tavolo di crisi: “La lotta di questi lavoratori sta finalmente dando una scossa al sistema-moda. Da Prato può partire una rivoluzione del modo di concepire le filiere della moda, mettendo davvero al centro i diritti di chi lavora negli appalti e nei subappalti.
Ora sta al sistema-moda dimostrare di essere capace di dare un futuro di lavoro e di diritti a questi lavoratori”.

Scritto da: Redazione Novaradio