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Sputnik - Adesso e qui - 9 ottobre 2025
Umberto de Giovannangeli, giornalista – 9 ottobre 2025
Manfredi Lo Sauro, vicepres. Arci Firenze – 9 ottobre 2025
EGITTO / GAZA / ITALIA – Gli occhi del mondo intero sono puntati in queste ore verso Sharm el Sheikh dove è stato firmato l’accordo tra Israele e Hamas sulla prima fase di attuazione del cosiddetto “piano Trump”. Tra i punti principali: cessate il fuoco, il ritiro dei soldati israeliani entro 24 ore (IDF ha già iniziato le manovre), e il rilascio degli ostaggi israeliani ancora in mano di Hamas entro le successive 72 ore. Alle 17 (le 16 in Italia) Netanyahu riunirà il gabinetto di sicurezza e poi il governo per la ratifica israeliana, dopodiché il cessate in fuoco entrerà in vigore a tutti gli effetti.
A Gaza e Israele già dalla notte si festeggia in strada per quello che è solo un primo passo, ma segna almeno una speranza. Siamo infatti ancora lontani da un vero e proprio accordo di pace soprattutto perché non affronta in modo chiaro al momento alcuni nodi fondamentali: tra questi, le modalità di scambio tra ostaggi e liberazione degli oltre 1,000 prigionieri politici palestinesi (non Marwan Bargouti di Fatah né i responsabili delle stragi del 7 ottobre), le garanzie del cessate il fuoco ma soprattutto futura governance di gaza e il destini di Cisgiordania, degli altri Territori Occupati e quindi le prospettive di uno Stato Palestinese.
“Un piano che mostra grandi fragilità ma che comunque è un inizio” osserva stamani parlando a Novaradio Umberto de Giovannangeli, a lungo corrispondente dal Medio Oriente per l’Unità: “Un ruolo fondamentale – aggiunge – è stato svolto dalle pressioni. da un lato da Trump su Netanyahu, dall’altro dal principe Saudita Muhammad Bin Salman sulla dirigenza di Hamas affinché accettasse il piano”. Piano che, per quanto fragile, offre nuove opportunità anche a Netanyahu: “E’ in sella dal 1996, abilissimo nelle mediazioni e nei ricatti. Anche se la destra messianica rifiuterà l’accordo e lascerà il governo, andrà avanti con l’appoggio di altre forze, convocherà nuove elezioni, elezioni e se la giocherà, con l’obiettivo di presentarsi come il premier che ha quasi annientato Hamas ma che ha saputo fermarsi e fare la pace”.
“Molti degli aspetti cruciali del futuro della Palestina ancora non sono stati affrontati, e questo mette rischio il processo di pace, osserva Manfredi Lo sauro, vicepresidente ARCI Firenze: “Ora l’importante è che la comunità internazionale e Trump in primis prema su Israele affinché rispetti i patti dell’accordo, e che si eviti la ripresa dei combattimenti come avvenuto nel marzo scorso”.
Scritto da: Redazione Novaradio
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