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#MaiPartiti - 19 novembre 2025
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Bernardo Marasco, segretario Cgil Firenze
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Paolo Fantappié, segretario Uil Toscana
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FIRENZE – Presidio a Firenze, in via Tornabuoni, la strada dello shopping e dei grandi brand, per protestare contro un emendamento, inserito nel decreto Pmi, che, è stato spiegato, rappresenterebbe uno scudo penale per le imprese committenti della moda in caso di lavoro nero negli appalti e nelle forniture. Alla protesta ha preso parte un centinaio di persone tra lavoratori della filiera moda e sindacalisti di Cgil e Uil. Il presidio è stato inframezzato da un flash mob davanti al negozio Hogan, marchio del gruppo Tod’s “l’ennesimo brand del lusso commissariato”, afferma Alessandro Picchioni della Filctem Firenze.
Per il segretario della Cgil Firenze Bernardo Marasco “attraverso questo emendamento”, che introduce per le aziende una certificazione di conformità su base volontaria, “si cerca di fare in modo che le imprese non siano chiamate a corresponsabilità di quello che avviene nelle loro filiere. Ovviamente è un problema enorme perché di fatto sdogana lo sfruttamento lavorativo. In Toscana, come in Italia, abbiamo bisogno esattamente dell’opposto, di qualificare il lavoro e tutelare le imprese regolari, in un settore già in crisi”. “Noi – aggiunge Paolo Fantappiè, segretario generale Uil Toscana – vorremmo l’applicazione pedissequa della legge la 231 del 2001. Abbiamo paura che questa autocertificazione preveda un allentamento dei controlli, in una filiera dove, soprattutto nella catena dei subappalti, c’è lavoro irregolare, l’applicazione di contratti pirata, lavoro nero e sfruttamento”.
In piazza la maggior parte dei lavoratori sono immigrati, pakistani, bengalesi, senegalesi e anche qualche cinese. Tutti con alle spalle storie simili di sfruttamento. “Lavoravo con contratti di sei mesi, fino a 14 ore, tutti, i giorni per 750 euro, solo una volta sono arrivato a 840 ed ero costretto a dormire alla stazione per riuscire a mandare i soldi a casa, fino a quando un mio amico mi ha convinto, perché all’inizio avevo paura, a rivolgermi alla Cgil”, racconta Diemg. Così come Diop: “Ho lavorato senza contratto per anni in una ditta cinese all’Osmannoro, dalle 10 alle 22. Alla fine mi sono rivolto a un sindacalista, sono riuscito a trovare un altro lavoro e adesso sono sindacalista anche io, per aiutare i miei colleghi, soprattutto stranieri”.
Scritto da: Redazione Novaradio
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