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Referendum giustizia, nasce il comitato toscano “Giusto dire NO”: “Una riforma che mette a rischio l’autonomia dei magistrati” – ASCOLTA

today18/12/2025

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    Alessandro Nencini, ex magistrato e membro del Coordinamento Comitato Toscano per il No al referendum costituzionale – 18 dicembre 2025

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FIRENZE – Scende in campo il Comitato Toscano ‘Giusto dire no’ in vista del referendum costituzionale sulla riforma della magistratura. Ieri è stato presentato il Coordinamento regionale, di cui fanno parte avvocati, magistrati e professori universitari. “L’obiettivo è informare i cittadini sui contenuti della riforma costituzionale che va oltre la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri e modifica i rapporti e l’equilibrio tra i poteri dello Stato. Ma anche a confrontarci con i sostenitori del Sì”, ha detto Alessandro Nencini, già presidente della Corte d’appello di Firenze, che presiede il Coordinamento.

“Questa riforma – spiega Nencini parlando stamani a Novaradio – è stata adottata dalle forze di maggioranza con un disegno di legge costituzionale che ha passato quattro letture parlamentari a passo di fanfara senza alcuna discussione e senza alcun emendamento, e arriviamo al referendum in un tempo estremamente breve”. La riforma inoltre, spiega Nencini, presenta costi elevatissimi , ad esempio con la creazione di due CSM: “L’aspetto ordinamentale del potere giudiziario costa come organi costituzionali oltre 380 milioni di euro all’anno. Sdoppiare questo organo viene a costare il doppio ai contribuenti italiani” laddove ” si potrebbe ipotizzare in una riforma costituzionale anche una sezione dedicata ai Pm”. Ma soprattutto non migliorerebbe l’efficienza della giustizia.

Invece “lo sdoppiamento, con il meccanismo di elezione dei magistrati (i membri “togati”) per sorteggio secco porta sostanzialmente a svilire l’organo di autogoverno della magistratura, a farlo diventare un organo burocratico e non un organo di rilievo costituzionale che garantisce la separazione dell’ordine giudiziario da ogni altro potere dello Stato, che è la garanzia dell’indipendenza, perché l’indipendenza del giudice non è un concetto astratto, significa semplicemente che quando io, da magistrato, adotto un provvedimento, devo essere sereno e tranquillo che da questo provvedimento non ho la possibilità di ricevere né vantaggi né danni“. “Lo stesso meccanismo poi non vale per i componenti politici dell’organo (i membri “laici”, ndr), perché vengono sorteggiati su una lista che viene preparata dal Parlamento a maggioranza semplice.

Infine, la previsione di un’Alta Corte con competenza in materia disciplinare e deontologica, è altrettanto pericolosa: “Il potere disciplinare è affidato ad un organi esterno, con logiche di composizione che ancora nessuno conosce. Il rischio grosso – spiega ancora Nencini – è che il magistrato si trovi sottoposto a una spada di Damocle sotto il profilo disciplinare da parte di un organo che è fuori dall’ organizzazione autonoma della magistratura“.

La cosa più importante, sottolinea però Nencini, è che da questo discende una giustizia meno giusta: “Meno garanzie per i cittadini che non sanno e che non possono garantirsi da soli”, o che non possono “difendersi nelle sedi migliori con i professionisti migliori”. “Se questi cittadini sono la maggioranza, non avranno di fronte un giudice indipendente e sarà molto più difficile che i loro diritti siano tutelati”.

Per info: www.giustodireno.it e comitatoFirenze@giustodireno.it.

Scritto da: Redazione Novaradio