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Ex Gkn, Borgomeo chiede i soldi di Invitalia. I lavoratori: “Il piano Qf non esiste, lavoriamo ad un piano B” – ASCOLTA

today06/09/2022

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ROMA – Nessun piano industriale per la reindustrializzazione dell’ex Gkn da parte della Qf di Francesco Borgomeo, ma piuttosto la richiesta al governo di un contributo pubblico per dar vita ad un “contratto di sviluppo” ossia un piano di rilancio in cui lo Stato, tramite Invitalia, contribuisca direttamente con risorse proprie. Nelle prossime ore, si legge, la Regione affiancherà Mise e Invitalia nelle verifiche necessarie per consentire l’avanzamento dell’iter dell’accordo.

E’ quanto è emerso ieri nell’ultimo incontro sulla vertenza per la reindustrializzazione della Gkn di Campi Bisenzio: un esito che, dopo i rinvii degli ultimi mesi e il venir meno della partecipazione alla industrializzazione delle imprese del consorzio Iris Lab, non è certo quello auspicato da istituzioni e sindacati. E non a caso infatti dalla Regione arriva l’invito ad “un maggiore sforzo di chiarezza da parte della proprietà per il rilancio dell’ex Gkn di Campi Bisenzio, in particolare sul ruolo delle aziende che al momento partecipano solo al consorzio e in via generale sul piano industriale” e “un chiarimento sull’attivazione degli ammortizzatori sociali”.

I sindacati si dicono “perplessi”: “Il piano industriale – dicono –  rimane fumoso e privo di dettagli, senza effettivi sviluppi su cronoprogrammi e senza certezze sulle prospettive di mercato”, lamenta la Fiom-Cgil, che valuta invece positivamente la scelta di utilizzare il veicolo dell’accordo di sviluppo. Questo, secondo la Fiom, “permette la presenza di soggetti pubblici negli investimenti”. La Uilm-Uil giudica il piano “abbastanza aleatorio”, e auspica che i dubbi “possano essere fugati da Invitalia che dovrà vagliare il piano e dal Ministero dello Sviluppo economico che si attiverà per esplorare la presenza di potenziali nuovi investitori”.

Al di là delle dichiarazioni di facciata, il dato di fatto già emerso lo evidenzia il sindacato Usb: “I famosi investitori non ci sono, Qf di fatto balla da sola, e per poter muovere i suoi primi passi deve chiedere un intervento di Stato a coprire quasi la metà dei finanziamenti necessari a far partire la produzione”. Senza fondi pubblici, Qf non sta in piedi”, perché “senza un contributo di 3 a 1 da parte del pubblico non c’è piano industriale”. è l’analisi del Collettivo di fabbrica: “Non si vorrà davvero credere che il pubblico metta soldi e si continui così, una situazione in cui un individuo ha espropriato il territorio e il Collettivo di fabbrica del dibattito?”. E ai soggetti coinvolti non la manda a dire: Qua tutti fanno a gara a fare i buoni e uscirne puliti, noi vogliamo uscirne occupati. E ci prenderemo le nostre responsabilità, a costo di essere cattivi. Invitalia deve aprire una interlocuzione, la Regione ci coinvolga sul piano B, si convochi il comitato sull’attuazione dell’accordo”.

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Scritto da: Redazione Novaradio


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