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Radio Moka - 26 aprile 2025
Emilio Santoro, ass. L’altrodiritto, 4 aprile 2025
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FIRENZE – Confermate anche in appello le condanne, con alcune riduzioni di pena, per i 15 agenti della polizia penitenziaria accusati di aver preso a botte e umiliato un detenuto durante un trasferimento da una cella all’altra, nel carcere di San Gimignano nell’ottobre 2018. La Corte d’Appello di Firenze, presieduta da Alessandro Nocentini, ha confermato la condanna per dieci poliziotti della penitenziaria, giudicati in primo grado con rito abbreviato con pene comprese tra 2 anni e 3 mesi a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Pena ridotta invece per gli altri cinque che avevano scelto il rito ordinario: si va dai la 4 anni e 2 mesi fino a 3 anni e 8 mesi di reclusione. L’interdizione perpetua dai pubblici uffici è stata trasformata in una sospensione di 5 anni e sono state revocate le sanzioni accessorie della interdizione legale e della sospensione della responsabilità genitoriale.
I fatti risalgono all’11 ottobre 2018: come testimoniato dai video di sorveglianza interni, un detenuto tunisino detenuto per droga venne trascinato a forza lungo i corridoi, malmenato e lasciato nudo con solo una coperta addosso in un’altra cella. La denuncia venne raccolta dalla Yairaiha Onlus, un’associazione che si occupa di diritti dei detenuti, e girata al magistrato di sorveglianza.
“Una sentenza profondamente ingiusta, confidiamo che la suprema corte di Cassazione potrà porre rimedio” ha detto l’avvocato Federico Bagattini, uno dei difensori. Soddisfazione invece espressa dall’Associazione L’Altrodiritto, che svolge il ruolo di Garante dei detenuti di san Gimignano e che si è costituita parte civile: “Le motivazioni le leggeremo nei prossimi mesi – dichiara il vicepresidente Emilio Santoro – al di là delle riduzioni di pena, l’importante è che la sentenza abbia riconosciuto al presenza del reato di tortura come atto lesivo della dignità umana, benché sull’interpretazione pratica la giurisprudenza italiana è comunque ancora lontana dalla interpretazione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”.
Il procuratore generale Ettore Squillace Greco nella requisitoria ha parlato di una “operazione con finalità dimostrative e deterrenti, non un semplice trasferimento di cella”. “E’ un punto su cui abbiamo insistito come parte civile – concorda Santoro – il detenuto è stato scelto quasi come capro espiatorio, per dare un esempio agli altri”.
Scritto da: Redazione Novaradio
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