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Il Cielo e la Stanza #23 - Sollicciano: solito Ferragosto, soliti problemi: "Politica assente"
Simona Mattia, medico chirurgo Ospedale Tor Vergata (Roma) -) 26 agosto 2025
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TOSCANA – In digiuno per Gaza, per manifestare vicinanza alla popolazione stremata da quasi due anni di conflitto, la condanna alla strategia genocidiaria perseguita dal governo israeliano, per chiedere alle istituzioni di passare dalle parole ai fatti, mettendo in atto reali sanzioni e pressioni: al governo italiano di revocare gli accordi militari e fornitura di armi ad Israele, chiedere con urgenza il cessate il fuoco e l’apertura di corridoi umanitari, alle istituzioni sanitarie, universitarie e di ricerca, di adottare una Dichiarazione ove si riconosca il genocidio in corso e si affermi l’impegno a contrastarlo; ai medici e alle istituzioni locali, di aderire alla campagna di boicottaggio dell’azienda farmaceutica israeliana Teva.
Si allarga a tutta Italia la protesta partita dalla Toscana e dall’appello lanciato da alcuni operatori del sistema sanitario a fine luglio scorso: dopo le mobilitazioni “diffuse” nella nostra Regione, la popolarità della campagna si è esteta a macchia d’olio anche ad altre regioni – dal Lazio al Pimonte, dal Veneto alla Campania. Così, per il 28 agosto prossimo è stata indetta una giornata di mobilitazione nazionale, rivolta non solo ai lavoratori del comparto sanitario, ma a tutti i cittadini, cui viene chiesto una cosa semplice: rinunciare ad un pasto, fotografarsi con un cartello con la scritta “digiuno per Gaza” e postarlo sulle pagine FB e IG della campagna.
“Come personale sanitario – spiega a Novaradio Simona Mattia, chirurga dell’ospedale Tor Vergata e tra gli aderenti alla protesta – non possiamo accettare che che sia in corso un genocidio nel silenzio istituzionale. Non possiamo accettare che ci sia una distruzione sistematica della salute pubblica in Palestina, peraltro evidente nell’attacco perfino all’ospedale” di ieri. Che non è che l’ultimo dall’inizio del conflitto: “Quasi tutte le strutture sanitarie in Palestina – prosegue – sono ormai al collasso, sono state bombardate o comunque resi inutilizzabili. L’ospedale Nasser era uno degli ospedali più importanti rimasti ancora in funzione. La crudeltà dell’attacco di ieri non è non è una una novità, purtroppo, a Gaza. C’è stato un primo attacco e poi sono sopraggiunti i soccorsi e i giornalisti e quindi un secondo attacco che ha ucciso brutalmente, quindi anche i soccorritori e i cinque giornalisti. E’ chiaro che distruggere il sistema sanitario, impedire l’informazione sia, diciamo, sono sono crimini di guerra. Cioè, questo va riconosciuto, va sanzionato”. E va fatto, spiega, in modo diverso da quanto fatto finora: “Non può essere neanche considerato come un inizio, visto che sono passati due anni dall’inizio dell’offesa israeliana. E’ un po’ tardi per iniziare a parlare, adesso bisogna agire. Non abbiamo più tempo, non c’è più tempo. A Gaza si muore di fame adesso”.
Già moltissime sono le pre-adesioni: il form on line è stato sottoscritto da oltre 4.000 soggetti ma in base alla risposta delle passate mobilitazioni, gli organizzatori calcolano che i partecipanti saranno almeno il triplo. Tante persone comuni ma anche un centinaio di istituzioni, associazioni e organizzazioni, grandi e piccole. Giusto per citare le adesioni arrivare in questi giorni, ci sono sindacati come la Fp Cgil, associazioni di consumatori come Codacons e Cittadinanzattiva, associazioni ambientaliste come Ultima Generazione o del comparto sanitario come Medicina Democratica, perfino Comuni, come quello di Altopascio. Senza contare poi circoli partitici e singole associazioni tra cui Circoli Arci, Case del Popolo e sezioni Anpi.
Scritto da: Redazione Novaradio
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