Disco della settimana: Helado Negro – The Last Sound on Earth

Helado Negro
“The Last Sound on Earth”

Etichetta: Big Dada
Distribuzione: Ninja Tune
Promozione: Good Ones PR
Uscita:  7 novembre 2025

Il produttore e cantautore statunitense Helado Negro, al secolo Roberto Carlos Lange, ha pubblicato il  nuovo EP “The Last Sound On Earth” lo scorso 7 novembre su etichetta Big Dada.

Ispirato inizialmente dalla domanda: “Quale sarà l’ultimo suono che sentirò prima di morire?”, l’EP si sviluppa come una raccolta di brani carichi di un’energia cupa e spesso frenetica. Questo senso di inquietudine è amplificato dall’uso massiccio di elettronica, eco e distorsione, che conferiscono alle sue parole una qualità stordita, quasi da shock, enfatizzando le intense sensazioni di paura e incertezza che accompagnano la sua profonda riflessione su un pianeta in crisi.

“Quando mi sveglio al mattino, riesco a sentire le mie orecchie che si sintonizzano sul mondo intorno a me. È come se una coperta venisse tirata via dai miei timpani,” spiega Lange. “Guardavo Wavelength di Michael Snow (a intervalli!) mentre lavoravo a queste canzoni, e lo spazio per interpretare ciò che vedevo e sentivo sembrava enorme. Ogni volta che lo guardavo, scolpiva in me una nuova emozione: disperazione, speranza, ispirazione. Volevo chiedere di più agli ascoltatori, spingerli a prendersi del tempo — non solo a fermarsi, ma a chiedersi: riesci a districare tutto questo caos e ricominciare?”

Il singolo principale dell’EP e traccia d’apertura, “More”, cattura la pressione logorante e l’isolamento che possiamo provare in un mondo iperconnesso, dove, nonostante i continui collegamenti, possiamo sentirci più soli che mai. “Parla della spinta e della tensione quotidiane che possono portarci a essere sopraffatti da un ‘di più’ di tutto,” dice Lange.

Il singolo è accompagnato da un lyric video della rinomata animatrice e regista Annapurna Kumar, nota per la sua fusione di animazione disegnata a mano, stop-motion, CGI e tecniche su pellicola 16mm, e che in passato ha collaborato con artisti come Bon Iver e Beach House. Lei spiega: “La metafora centrale di questo video, il cuore origami, rappresenta una persona che elabora le proprie emozioni. Concentrandosi su un compito fisico semplice, come piegare la carta, la mente interiore è libera di meditare inconsciamente. Volevo rappresentare lo stato mentale di qualcuno un po’ sopraffatto da pensieri fugaci, ma impegnato a incanalarli in qualcosa di positivo.”

Altrove, in The Last Sound On Earth, Lange esamina le strutture di potere sistemiche, come in “Sender Receiver”, che riflette sulla violenza e lo squilibrio intrinseci nel nostro linguaggio tecnico, o in “Protector” — costruita attorno a un classico break jungle — dove offre una riflessione cinica sull’idea, ormai corrotta, che chi detiene il potere agisca davvero nel nostro interesse e per la nostra protezione.

Nonostante i temi spesso pesanti, la musica porta Lange su territori più ritmati, e i brani finali “Zenith” (l’altro lato del nadir, l’equilibrio tra qualcosa e nulla) e “Don’t Give It Up Now” (una canzone sul tenere duro e lottare per il cambiamento) tentano di trasformare i sentimenti di Lange in qualcosa di positivo e orientato al futuro. Sebbene, come dice lui stesso, “Il destino oscuro è reale, e la cupezza è spiacevole; non so come alleggerire tutto questo”, ha trovato sollievo attraverso la musica e il movimento. “Come posso ballare questo dolore?”, si chiede. “Sembra quasi controintuitivo… ma quando mi esibisco, ballo. Ho trovato un modo di muovere il corpo sul palco che mi dà una sensazione diretta e liberatoria con la musica.”

Sempre colmo di complessi strati emotivi, The Last Sound On Earth è il suono di un artista che fa i conti con il mondo che cambia intorno a lui e cerca con cautela una strada per andare avanti. Nel farlo, trova infine una risposta alla sua stessa domanda:

“Qual è l’ultimo suono sulla Terra? L’ultimo suono è l’amore… È quello il suono che spero di sentire.”