Cultura

“Dissolvenze. Corrispondere al tempo” è il nuovo progetto espositivo del duo Simoncini.Tangi al MAD – ASCOLTA

today21/05/2025

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    Valentina Gensini, curatrice dell’esposizione

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FIRENZE – C’è un tempo che non si misura in minuti o ore. È il tempo delle trasformazioni invisibili, del respiro delle piante, del fluire dell’acqua tra le pietre, del mutamento continuo e impercettibile della materia. A questo tempo sottile e profondo si rivolge “Dissolvenze. Corrispondere al tempo”, progetto espositivo del duo formato da Daniela Simoncini, artista e docente, e Pasquale Tangi, ingegnere e ricercatore, a cura di Valentina Gensini, promosso da MAD Murate Art District e parte integrante del progetto RIVA, realizzato con il contributo di Fondazione CR Firenze.

La mostra-laboratorio costruita con numerosi workshop e incontri tenuti dagli artisti con 3 diversi gruppi di giovani del territorio è allestita negli spazi della Sala Anna Banti, delle celle e della Galleria al primo piano e sarà visitabile dal 15 maggio al 2 agosto 2025. Attraverso installazioni immersive e site-specific, Dissolvenze propone una riflessione poetica sulla porosità dei confini tra essere umano e paesaggio naturale, sull’interdipendenza tra i regni viventi, sul modo in cui il tempo si scrive nella materia e nelle sue impronte.

L’acqua, elemento chiave dell’intero percorso, è il filo che lega ogni opera: non solo come sostanza fisica, ma come principio vitale, forma del divenire, archivio sensibile. L’Arno, in particolare, assume un ruolo simbolico e concreto: fiume generatore, memoria liquida di Firenze, capace di scolpire, nutrire, travolgere e restituire. Come scrive Hölderlin, “il fiume è il nostro domicilio”: qui, il fiume è anche dispositivo percettivo, lente attraverso cui guardare il mondo. Il visitatore è accolto in uno spazio capovolto, immersivo e sensoriale, dove un giardino si dispiega come una volta vegetale sotto le arcate, evocando il Terzo Giardino, realizzato lungo l’Arno per il progetto Riva e le sue continue metamorfosi. Odori, suoni, riflessi e fasci di luce costruiscono una narrazione ambientale in cui l’uomo diventa parte del paesaggio, soggetto osservato quanto osservante. Le piante tracciano i propri profili attraverso la luce, imprimendoli sulla carta da lucido in un “disegno vegetale” che è al tempo stesso forma e presenza. Le opere successive, dislocate nelle celle, propongono tre installazioni in cui la natura agisce come autrice e archivista. I filtri fotografici conservano materiali raccolti lungo le rive dell’Arno – semi, foglie, frammenti – restituendoli come immagini sospese che emergono da una realtà altrimenti invisibile. Le lastre di ottone, ferro, acciaio, esposte alla luce e alla pioggia sotto alcune piante nel Giardino dei Semplici dell’Orto Botanico, in quello di Villa Bardini di Firenze e lungo gli argini dell’Arno, ossidate dal tempo e dagli agenti atmosferici, portano le impronte delle piante come reliquie organiche, disegni del tempo forgiati dalla materia e dalla sua esposizione al mondo.

Queste opere, come scrive il duo artistico testimoniano una forma di interazione simbiotica e imprevedibile, che l’antropologa Anna Tsing definisce “design involontario”: un processo in cui il disturbo umano non è necessariamente una fine, ma può divenire l’inizio di nuove coesistenze. Allo stesso modo, la filosofia taoista che ispira parte della ricerca di Simoncini.Tangi insegna che ogni elemento si genera in relazione all’altro, e che la trasformazione è la sola forma stabile del vivente.

Scritto da: Redazione Novaradio