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Un hub per la rinnovabili al posto del deposito Eni di Calenzano: “Osare un futuro diverso si può” – ASCOLTA

today04/12/2025

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    Giuseppe Carovani, sindaco Calenzano – 4 dicembre 2025

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CALENZANO – Nel sito Eni di Calenzano (Firenze), teatro della tragedia in cui il 9 dicembre 2024 morirono in un’esplosione cinque persone, sorgerà un hub di energie rinnovabili con la realizzazione di un grande impianto fotovoltaico da 20 Megawatt, in grado di fornire elettricità a circa 10 ila famiglie, ben oltre quelle residenti a Calenzano (circa 7 mila). E’ il frutto di un accordo siglato tra Comune, Regione Toscana e Eni presentato ieri, cui seguirà entro fine anno la firma di un protocollo d’intesa.

Il nuovo hub sarà realizzato a spese di Eni entro 3-4 anni: il 5% degli introiti andranno alla comunità locale, e una porzione da 1 MW sarà realizzato da Eni e ceduto al Comune di Calenzano per rifornire la nascente Comunità Energetica Rinnovabile di Calenzano.

Eni si è anche impegnata a versare al Comune in via volontaria e come contributo al territorio una somma complessiva di 6,5 milioni di euro, che saranno impiegati per il ripristino degli impianti sportivi esistenti che sono stati danneggiati e per lo sviluppo di una nuova area sportiva, con la realizzazione di un nuova piscina olimpionica e un nuovo palazzetto dello sport. Il protocollo d’intesa, impegna Comune e Regione ad approfondire la possibilità di ampliare fermate dei treni a Pratignone.

“Dopo quello che era successo con i morti e con tutti i danni nelle strutture e circostanze non potevamo accettare che si riproponesse quel tipo di destinazione d’uso – ha commentato a Novaradio il sindaco di Calenzano Beppe Carovani – e quindi abbiamo cercato quindi fin dall’inizio di aprire un confronto con la Regione Toscana e con Eni per finalizzare un futuro diverso per l’area e quello che avevamo auspicato che si facesse proprio uno switch anche energetico”. L’accordo dimostra che soluzioni diverse, se si vuole, sono possibili: “A volte osare un futuro diverso può portare  a trovare insieme le soluzioni migliori che davano più garanzie per la comunità e per il territorio”.

L’area è rimasta sotto sequestro per molti mesi. L’inchiesta sulla morte dei 2 manutentori Eni Franco Cirelli Gerardo Pepe, e dei tre camionisti Vincenzo Martinelli, Carmelo Corso e Davide Baronti è ancora in corso: 10 sono le persone finora indagate – tra dirigenti, responsabili, tecnici e collaboratori della manutenzione del deposito Eni e della ditta di manutenzione Sergen –  oltre alla stessa società Eni spa per i reati commessi dai suoi dipendenti nell’interesse della società in assenza di un modello organizzativo che impedisse la situazione di rischio.

Scritto da: Redazione Novaradio