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63° Festival dei Popoli: 100 documentari tra clima, musica e lotte sociali dal G8 alla Gkn, al via dal 5 novembre -ASCOLTA

today24/10/2022

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FIRENZE- La fiamma che arde e si spegne nella carriera di Sinead O’Connor in Nothing Compares di Kathryn Ferguson; l’omaggio ai fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne con una retrospettiva a loro dedicata, una masterclass e la prima nazionale del loro ultimo film Tori e Lokita; il cambiamento climatico nel distopico Everything Will Change di Marten Persiel, capofila dell’ampia sezione dedicata all’ambiente. La firma inedita del Nobel Annie Ernaux come regista, al fianco del figlio, in The Super 8 Years. Ancora, il focus sulle ferite aperte in Italia, la storia della battaglia degli operai della GKN di Campi Bisenzio in E tu come stai? di Filippo Maria Gori e Lorenzo Enrico Gori, e quella per la verità a più di vent’anni dai fatti del G8 di Genova in Se fate i bravi di Stefano Collizzolli e Daniele Gaglianone; lo scoppio della rivolta oltreoceano, in Cile nel 2019, nelle splendide immagini di My Imaginary Country di Patricio Guzmán; la dedica a Werner Herzog: Radical Dreamer di Thomas von Steinaecker, per festeggiare al meglio gli 80 anni del grande regista tedesco.

E le storie da Firenze: quella dell’Isolotto in Le chiavi di una storia – La comunità dell’Isolotto di Federico Micali e la dedica a Margherita Hack in Margherita. La voce delle stelle di Samuele Rossi. Sono alcuni tra i 100 film in programma alla 63° edizione del Festival dei Popoli, il festival internazionale del film documentario, che si terrà a Firenze dal 5 al 13 novembre nei cinema La Compagnia, Stensen, Spazio Alfieri e Institut Français e in altri luoghi della città: MAD –Murate Art District, 25 Hours Hotel, VideoLibrary Mediateca Regionale Toscana e a Prato al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci.

Il festival sarà inaugurato sabato 5 novembre alle 21 dalla prima nazionale di Everything Will Change di Marten Persiel, il documentario prodotto dalla Wim Wenders Grant of Film e distribuito in Italia da Cloud 9, protagonista anche del manifesto dell’edizione 2022 del festival, dedicato al futuro dell’ambiente. Il film ci porta in un distopico 2054: tre giovani anticonformisti intraprendono un viaggio tra le memorie naturali e la loro bellezza oggi dispersa, sperando di scoprire cosa è successo al loro pianeta. La risposta sta nel passato e quando trovano la chiave in un decennio – il 2020 – in cui un futuro colorato era ancora possibile, tutto cambia. In questo insolito road movie, la finzione incontra la realtà scientifica per esplorare la questione più urgente del nostro tempo: l’estinzione della fauna selvatica. Il futuro sta a noi sceglierlo e al film partecipano anche i pareri di validi scienziati ed esperti autori – tra cui lo stesso Wenders. Il primo giorno si svolge tutto al cinema La Compagnia: si inizia con Rewind & Play di Alain Gomis (ore 15), un ritratto di Thelonious Monk, che mostra la sensibilità del grande pianista jazz in contrasto con il rigido schematismo delle esigenze televisive, per proseguire con Il valore della donna è il suo silenzio di Gertrud Pinkus (ore 16), storia di archivio, ironica e malinconica, di un’emigrante del Sud Italia nella Germania degli anni Settanta. E poi Happy Pills di Robert Arnaud e Paolo Woods (ore 18.30), un viaggio attraverso sei paesi in un mondo in cui la chimica (tra antidepressivi, oppioidi e stimolanti) è la risposta definitiva alla ricerca del benessere umano.

Il programma propone 100 documentari divisi in varie sezioni. Oltre alle opere del Concorso Internazionale (18 inediti in Italia) e il Concorso Italiano (7 inediti nazionali di giovani talenti del nostro Paese), il festival presenta poi, come di consueto, una selezione proveniente dall’archivio storico del festival, Diamonds Are Forever, quest’anno a cura di Alina Marazzi, tra cui spicca la firma del Premio Nobel per la Letteratura, la scrittrice Annie Ernaux, che firma The Super-8 Years con il figlio David Ernaux-Briot, con i girati familiari realizzati tra il 1972 e il 1981, dove l’intimo, il sociale e la storia del tempo rivivono con il gusto e il colore di questi anni. Ancora, quest’anno sarà dedicata una retrospettiva ai fratelli Luc e Jean-Pierre Dardenne, protagonisti anche di una masterclass, mentre la sezione degli omaggi continua con le proiezioni dedicate ai rivoluzionari Lucien Castaing-Taylor e Véréna Paravel, e al cinema visionario del regista Pierre-Yves Vandeweerd. Si aggiunge alla sezione degli omaggi Jennifer Baichwal, una delle cineaste più impegnate nel raccontare l’impatto delle azioni dell’uomo sull’ambiente. Torna e cresce di intensità il focus sulle sfide ambientali in Habitat, come i documentari per le famiglie e i più giovani di Popoli for Kids and Teens. I titoli per il grande pubblico sono proposti nella sezione Doc Highlights fuori concorso, novità di quest’anno, con grandi cineasti protagonisti (due sue tutti: Patricio Guzman e Werner Herzog), e in Let the Music Play, la sezione dedicata al documentario musicale, con originali profili di artisti storici e contemporanei. Uno sguardo alle nuove generazioni in Doc At Work – Future Campus, con i corti di giovani registi e registe provenienti dalle scuole di cinema di tutta EuropaSi rinnova l’appuntamento di Pop Corner: incontri ai confini della realtà, i talk del festival presso il salotto del 25th Hours Hotel Firenze (Piazza di San Paolino, 1) dal 7 al 10 novembre alle ore 19: ogni sera un tema, due ospiti e un moderatore per animare una chiacchierata aperta al pubblico. “Immaginare Mondi possibili”, “Immaginari femminili”, “Immaginari al Lavoro”, “Immaginari Sostenibili” sono i temi delle 4 serate collegate ad alcuni dei film in programma.

Il Concorso Internazionale presenta 18 titoli in prima italiana e internazionale (lungometraggi, mediometraggi e cortometraggi) per la giuria composta da Jordan Cronk (USA, Los Angeles), Heidi Fleisher (USA, attiva a Parigi) e Paolo Moretti (Italia) che assegnerà i seguenti premi: Premio al Miglior Lungometraggio (euro 8.000); Premio al Miglior Mediometraggio (euro 4.000); Premio al Miglior Cortometraggio (euro 2.500) e la Targa “Gian Paolo Paoli” al Miglior Film Antropologico.

Nei nove giorni di programma, fari puntati sul Concorso Italiano: 7 documentari che rappresentano il meglio della produzione italiana del 2022. Il concorso si apre con la prima nazionale di Ardenza di Daniela De Felice (6/11), un ritratto femminile d’emancipazione nell’Italia degli anni 90, attraverso l’atmosfera inebriante dell’impegno politico e l’onnipotenza della giovinezza. La storia dell’isola-carcere Gorgona, a 19 miglia dalla costa Toscana, ultima colonia penale agricola d’Europa, viene ripresa in Gorgona di Antonio Tibaldi (9/11). Una storia italiana protagonista anche in Il Posto (7/11) di Mattia Colombo e Gianluca Matarrese: è quella di un autobus, che viaggia di notte a basso costo, che porta una moltitudine di infermieri del Sud Italia, ogni mese, attraverso il Paese per tentare il concorso pubblico nelle grandi città del Nord, dove solo pochi di loro troveranno posto e lavoro. Stonebreakers di Valerio Ciriaci (12/11) interroga il rapporto tra storia e lotta politica in un’America, colta nel mezzo della rivolta Black Lives Matter, che mai come oggi è chiamata a fare i conti con il proprio passato. Sempre negli USA è ambientato Last Stop Before Chocolate Mountain di Susanna Della Sala (10/11), sulle rive di un lago tossico, nel deserto della California, a Bombay Beach: qui la videocamera indaga una comunità dove l’arte riesce, nei modi più inaspettati, a guarire gli animi. Storie di immigrazione, poi: di chi riscopre le origini, nel viaggio intimo nella vita di Sokuro, figlio di immigrati burkinabé residenti in Italia, che tramanda la tradizione di famiglia sposando Nassira, in An Italian youth di Mathieu Volpe (8/11), o come quelle, più drammatiche, di chi cerca di approdare in Europa tramite il confine balcanico, nel film Go Friend, Go di Gabriele Licchelli, Francesco Lorusso e Andrea Settembrini (11/11), ambientato tra Patrasso in Grecia, Šid in Serbia, Bihać in Bosnia e Trieste in Italia. La giuria del concorso italiano è composta dalla produttrice Nadia Trevisan, dal regista Duccio Chiarini e dalla curatrice e ricercatrice Giulia Simi che assegnerà il Premio al Miglior Documentario Italiano (€ 3.000,00).

I fratelli Dardenne: Retrospettiva

Saranno Jean-Pierre e Luc Dardenne gli ospiti d’onore: il festival dedicherà ai due registi una retrospettiva dei loro film che culminerà con una masterclass e con la proiezione in prima nazionale di Tori e Lokita, presentato in concorso al 75° Festival di Cannes e in uscita nelle sale italiane a fine novembre, distribuito da Lucky Red. Ambientato nel Belgio dei giorni nostri, è la storia di un giovane e di un’adolescente giunti dall’Africa da soli. la loro unica arma contro le difficili condizioni di vita che si trovano ad affrontare è la loro solida amicizia. La retrospettiva è curata da Daniela Persico che modererà anche l’incontro pubblico con i registi previsto per la mattina di venerdì 11 novembre al cinema La Compagnia (ore 11, ingresso libero). Saranno presentati i loro film documentari degli esordi e le più rinomate opere di finzione. Vincitori di due Palme d’oro per Rosetta nel 1999 (10/11) e per L’enfant – Una storia d’amore nel 2005 (8/11), i Dardenne hanno esordito con i documentari “Le chant du rossignol” (1978), “Pour que la guerre s’achève, les murs devaient s’écrouter” (1980), per poi fondare la casa di produzione Dérives e successivamente Les Films du Fleuve che, oltre ai loro, ha prodotto anche alcuni film di Ken Loach, Xavier Beauvois, Jacques Audiard. La svolta arriva con La promessa del 1996 (11/11), il film che li rivela alla critica internazionale e pone le basi per un cinema asciutto e anti-spettacolare, fortemente radicato nel reale. Seguono, sempre con grande successo di pubblico e critica, Il matrimonio di Lorna del 2008 (7/11) Il ragazzo con la bicicletta (6/11), Gran premio della giuria a Cannes. Il percorso prosegue con “Due giorni, una notte” (2014), “La ragazza senza nome” (2016) e “L’età giovane” (2019). In programma anche Il figlio del 2002 (9/11). Nell’ambito dell’omaggio ai Dardenne la proiezione “Il fare politica – Cronaca della Toscana Rossa” di Hugues Le Paige (del 2005, dall’archivio del festival) prodotto dai registi belgi: un racconto, ancora attuale, che abbraccia un ventennio, con 4 militanti del PCI che attraversano le trasformazioni del proprio partito e di un intero paese. La retrospettiva è realizzata in collaborazione con Lucky Red, Fondazione Culturale N. Stensen, Wallonie-Bruxelles International (WBI).

Omaggio a Lucien Castaing-Taylor e Verena Paravel

Continua il focus su registi d’avanguardia del Festival dei Popoli, con l’omaggio a Lucien Castaing-Taylor e Véréna Paravel, in presenza dei registi. I due cineasti e ricercatori sono membri fondatori del Sensory Ethnography Lab (SEL) di Harvard, un laboratorio multidisciplinare che ha operato una vera e propria rivoluzione all’interno del mondo accademico. Saranno proiettati Leviathan (11/11), a dieci anni dalla prima presentazione, il loro nuovo e attesissimo film De Humani Corporis Fabrica (8/11), insieme a Caniba (8/11) e Somniloquies (11/11). Gli autori incontreranno il pubblico mercoledì 9/11 al MAD – Murate Art District (ore 11:45, ingresso libero). Parte della retrospettiva si terrà a Prato al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci. L’omaggio è realizzato con il contributo di Città Metropolitana di Firenze e Unifrance e in collaborazione con Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci.

Omaggio a Pierre-Yves Vandeweerd

Arrivano al festival i lavori di Pierre-Yves Vandeweerd, cineasta belga, autore di film visionari su zone di guerre, come quella in Nagorno-Karabakh, enclave armena in Azerbaigian che indaga sia in Inneres lines (7/11) che in The Eternals (9/11), come su fenomeni naturali, protagonisti in For the Lost (8/11). Il regista incontrerà il pubblico martedì 8 novembre al MAD – MURATE Art DISTRICT (ore 11.45, ingresso libero).

Omaggio a Jennifer Baichwal

Il Festival dei Popoli presenta gli ormai classici Watermark del 2014 (11/11, Spazio Alfieri) e Anthropocene del 2018 (12/11, Stensen), a cui seguirà alle 11.30 un incontro a ingresso libero con la regista. Sempre sabato 12 novembre, alle 15.30 al cinema Stensen, sarà proiettato Into the Weeds, dedicato alla causa legale contro Monsanto e il suo erbicida tossico che crea danni a lungo termine alla salute (seguirà un incontro con la regista). L’iniziativa è realizzata con la collaborazione di Fondazione Stensen che, insieme a Valmyn, distribuisce per l’Italia i documentari Watermark e Anthropocene.

Let The Music Play

I documentari spettacolari a tema musicale arricchiscono la sezione Let The Music Play!: da sottolineare Nothing Compares di Kathryn Ferguson (9/11) che rivisita la parabola artistica della cantautrice irlandese Sinead O’Connor, intransigente sul piano politico e vessata dai media per istanze che nel presente sono diventate un elemento di unione e condivisione. In programma poi, tutti in prima italiana: Meet Me in the Bathroom di Will Lovelace e Dylan Southern (13/11) racconto dell’ultima stagione gloriosa del rock nella New York anni Zero di Strokes, Interpol, Yeah Yeah Yeahs; il ritratto di uno dei padri del jazz moderno, Thelonious Monk, in Rewind & Play di Alain Gomis (5/11); l’accesso intimo senza precedenti nella vita della cantautrice anti-influencer Courtney Barnett in Anonymous Club di Danny Cohen (11/11); un nuovo e intimo documentario, Cesária Évora di Ana Sofia Fonseca (12/11), con filmati inediti sulla vita della cantante di fama mondiale, che segue le lotte e il successo della Diva a piedi nudi; la dimensione onirica tra pubblico e privato del cantautore Giovanni Truppi in Il rumore dell’universo di Gabriel Azorin (9/11) e, infine, l’avanguardistico mondo underground di Yann Keller, che produce e ricicla gli strumenti per la sua arte in Not Available – It’s About Yann Keller di Federico Savonitto e Gianni Sirch (9/11).

Doc Highlights

Film speciali e firme d’autore albergano nella sezione Doc Highlights. Protagonisti innanzitutto due grandi interpreti del cinema documentario: il celebre regista Patricio Guzmán in Mi País Imaginario (12/11), con l’emozionante racconto delle proteste a Santiago de Cile nell’ottobre 2019 per una maggiore democrazia e una nuova costituzione, e Werner Herzog: Radical Dreamer di Thomas von Steinaecker (7/11), dedicato al maestro Herzog e ai suoi 80 anni, attraverso filmati d’archivio e pareri dei suoi celebri collaboratori, tra cui Christian Bale, Nicole Kidman e sua moglie Lena. In un viaggio internazionale che torna in Italia: a Campi Bisenzio (Firenze), dentro la fabbrica della GKN con E tu come stai? di Filippo Maria Gori e Lorenzo Enrico Gori (10/11), che riprende la reazione dei circa 500 operai licenziati nel luglio 2021, dietro al motto partigiano Insorgiamo, fino al passato ancora recente e sanguinante, come quello dei fatti di Genova nel 2001 al G8, che rivivono in Se fate i bravi di Stefano Collizzolli e Daniele Gaglianone (7/11): i grandi temi di quei giorni sono i temi di oggi, solo più urgenti. E ancora, la dedica a Margherita Hack in Margherita. La voce delle stelle di Samuele Rossi (12/11), in occasione del centenario dalla nascita dell’astrofisica di fama internazionale e prima donna in Italia a dirigere un Osservatorio Astronomico. Tra i “toscani”, da segnalare Le chiavi di una storia – La comunità dell’Isolotto del fiorentino Federico Micali (6/11), che racconta la storia e la vita, la resilienza che origina dalle contestazioni del ‘68, dello storico quartiere di Firenze. Fashion Babylon di Gianluca Matarrese (12/11) che descrive il lato nascosto della moda, tra prime file glamour e camere d’albergo economiche, tra successo e riconoscimento di un mondo in crisi. Da citare Angels of Sinjar di Hanna Polak (12/11), che porta in Iraq settentrionale, nel 2014, a incontrare Hanifa, una giovane donna Yezidi, miracolosamente sopravvissuta all’attacco dell’ISIS contro la propria minoranza etnica. Dall’Oriente e oltre, poi, con Eternal Spring di Jason Loftus (8/11), documentario di animazione candidato all’Oscar dal Canada, che dalla Cina si muove in Nord America, con il racconto, nel suo 20° anniversario, dell’evento che sconvolse lo Stato cinese, quando nel marzo 2002 il segnale della tv pubblica venne violato dai membri del gruppo spirituale segreto Falun Gong. Il film riporta in vita la storia, inseguendo i protagonisti e i loro ideali politici, e lo fa con le animazioni dai disegni del fumettista Daxiong (Justice League, Star Wars), un praticante del Falun Gong, e testimonianze dirette. Ancora, la storia lunga una vita, in The Cathedral di Denis Dobrovoda (10/11), quella di un monaco spagnolo, espulso dal suo monastero, che in 60 anni costruisce da solo una gigantesca cattedrale, mentre la sua comunità lo etichetta come pazzo. Attuale, infine Secret Friend di Maria Ramos (12/11), che inquadra gli ultimi anni del Brasile, sull’orlo dell’instabilità politica con il governo Bolsonaro e sul ruolo decisivo che la magistratura ha svolto in questo processo in vista delle nuove elezioni.

Habitat

Centrale in questa edizione la sezione Habitat, sui temi del vivere contemporaneo in relazione all’ecosistema, all’emergenza climatica, all’evoluzione tecnologica e alle trasformazioni in atto in ambito geopolitico – che si compone in totale di nove titoli. Oltre al già citato film d’apertura Everything Will Change di Marten Persiel, la selezione presenta The Territory di Alex Pritz (9/11) sull’instancabile lotta del popolo indigeno Uru-eu-wau-wau dell’Amazzonia brasiliana contro l’invadente deforestazione portata avanti dai coloni illegali e da un’associazione di agricoltori non indigeni. Just Animals di Saila Kivelä e Vesa Kuosmanen (6/11): un coraggioso documentario su una giovane attivista finlandese che compie rischiose incursioni notturne negli stabilimenti di allevamenti intensivi, facendo i conti con l’indifferenza delle persone. Una delle storiche battaglie contro lo sfruttamento del territorio è al centro di Into the Weeds di Jennifer Baichwal (12/11), che segue la causa del giardiniere Lee Johnson e la sua lotta per la giustizia contro il gigante agrochimico Monsanto (ora Bayer, che ha acquistato l’azienda nel 2018), produttore del diserbante tossico Roundup. Le atmosfere artiche di Historja – Stitches from Sapmì di Thomas Jackson (8/11) fanno da cornice per la vicenda poetica e visivamente affascinante delle popolazioni indigene nel nord del mondo, che affrontano lo stravolgimento del clima con i propri metodi magici e mitologici, accompagnati dall’artista di fama mondiale Britta Marakatt-Labba. Di inquinamento si parla nel corto Flying Fishes di Nayra Sanz Fuentes (11/11) attraverso la storia dei pesci volanti, oggi a rischio, intesi da migliaia di secoli e in diverse culture come simboli di ricerca, libertà e realizzazione. L’acqua è protagonista nei corti Aralkum di Mila Zhluktenko e Daniel Asadi Faezi (11/11), dove dune di sabbia diventano onde e viceversa nel deserto di Aral, e in Luma di Eleanor Mortimer e Liridon Mustafaj (11/11), tra ricordi e leggende del fiume Valbona lungo le Alpi albanesi, una volta importante compagno degli abitanti del posto che oggi vede il suo corso minacciato dall’edificazione di nuovi stabilimenti industriali. Infine, Fashion Reimagined di Becky Hutner (7/11) sulla stilista Amy Powney del marchio di culto Mother of Pearl, stella nascente della scena della moda londinese, che – dopo aver vinto un ambito premio Vogue – decide di creare una collezione sostenibile e trasformare la sua intera attività.

L’edizione di quest’anno si impegna ulteriormente sul tema dell’attenzione per il mondo che verrà in relazione all’ambiente, al clima e al consumo sostenibile. Con questo obiettivo, il Festival dei Popoli si è impegnato nella creazione di una foresta grazie a Treedom, piattaforma con sede a Firenze che permette di piantare e regalare alberi a distanza e seguire online la storia del progetto che contribuiranno a realizzare. Gli spettatori della manifestazione potranno contribuire a ingrandire la foresta del Festival dei Popoli.

Popoli for Kids and Teens

Ampio spazio, inoltre, è dedicato agli adolescenti con i film di Popoli for Kids and Teens, una selezione di documentari rivolti ai più giovani coinvolti nella giuria del Young Jury Day, composta da ragazzi tra i 14 e i 17 anni che discuteranno online ed eleggeranno il miglior documentario della sezione nella giornata di domenica 6 novembre. In questa categoria, sei film tra lunghi e cortometraggi. Arriva in Italia Girl Gang di Susanne Regine Meures (13/11), la storia di una quattordicenne influencer di Berlino, Leonie (in arte Leoobalys), e delle sue agguerrite adoratrici, tra spensierati sogni per il futuro e autocontrollo maniacale; in sala anche l’esordio della regista Vida Dena My Paper Life (6/11), che usa colori pastello e tenere trame per raccontare la vita quotidiana di una famiglia siriana, migrata nel cuore dell’Europa, a Bruxelles; trova poi posto One in a Million di Joya Thome (6/11), documentario di formazione che indaga questioni attuali nel rapporto tra generazioni, tra successo e solitudine, amicizie e prime amori, nella storia a distanza tra due amiche, Whitney Bjerken, Youtuber di fama mondiale, americana della Georgia, e la sensibile Yara di Neumünster, nel nord della Germania, sua più grande fan. In programma poi il cortometraggio Seahorse di Nele Dehnenkamp (10/11), che affronta i traumatici ricordi della giovane yazidi Hanan, fuggita con la sua famiglia su un gommone, attraverso il Mar Mediterraneo, e il corto 19.91 di Emilia Sniegoska (10/11), la storia dell’incontro tra la diciannovenne tedesca Jette e una polacca di 91 anni, la signora Zofia, che ha trascorso la sua adolescenza nei campi di concentramento di Auschwitz e Ravensbrück. Infine More Than I Want to Remember di Amy Bench (10/11), sul viaggio della quattordicenne congolese Mugeni che raggiunge gli Stati Uniti per trovare il proprio posto nel mondo e iniziare una vita nuova.

 

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Scritto da: Redazione Novaradio


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