TOSCANA – A Montale (PT) da oltre 40 anni si bruciano i rifiuti indifferenziati di mezza Toscana, ma la dismissione dell’impianto – in passato al centro di polemiche e proteste per le emissioni fuori soglia – attesa per la fine del 2023 potrebbe slittare ancora in avanti. Tutto questo in un contesto in cui la raccolta differenziata stenta a decollare, anche a causa dello scarso impegno di una classe politica, prima di sinistra e ora di destra, che trova più conveniente scommettere sul business dei nuovi impianti anziché sulla riduzione, riuso e riutilizzo della materia. E’ la preoccupazione e la denuncia dei comitati “Rifiuti Zero” presenti nell’area vasta Prato-Pistoia, nelle more del piano regionale di rifiuti e di fronte alle proposte arrivate per il territorio dal bando della Regione per realizzare nuovi impianti per smaltire i rifiuti speciali.
“Qua – spiega a Novaradio Sergio Benvenuti, presidente del Comitato di Casale (PO) e parte del Movimento regionale Rifiuti Zero – di nuovi rigassificatori non si parla. A Prato la proposta di Alia è di un nuovo impianto per riciclare gli scarti tessili, e capace di trattare fino a 50 mila tonnellate l’anno di abiti usati. Il punto è che i nuovi impianti servono a trattare rifiuti speciali, prodotti dalle imprese e dai distretti industriali. Dovrebbero essere le imprese a pagare, perché dobbiamo finanziarli noi con i soldi di Alia? Il progetto della multiutility – aggiunge – si basa sul piano impianti di Alia: su 1,6 miliari di euro previsti di futuri investimenti previsti dalla multiutility, ben 1,2 miliardi riguardano impianti per trattare rifiuti.
Altro problema quello dell’ ex inceneritore, ora termovalorizzatore di Montale, che ogni anno bruciando a 53 mila tonnellate l’anno e producendo fino a 30 milioni di MW annui. Un impianto che nel 2007 e nel 2015 ha dato non pochi problemi, con valori di emissioni di diossine fuori norma, e che la cittadinanza vuole vedere chiuso. “La data di dismissione annunciata è la fine del 2023, ma questo ormai no sembra più all’ordine del giorno, anzi si parla di una proroga almeno fino al 2026″. Ma perché continuare a bruciare rifiuti se le direttive UE e la prospettiva dell’ economia circolare ci impone di ridurre al minimo il rifiuto indifferenziato? “Ci sono realtà virtuose come ad esempio Prato, dove è stata introdotto il porta a porta ovunque e siamo al 72% di differenziata – spiega Benvenuti – ma a Pistoia con la differenziata siamo fermi al 43%. Il problema è soprattutto la mancanza di una vera volontà politica nell’investire su differenziata spinta e porta a porta.
Bene ridurre i rifiuti, ma rispetto alla termovalorizzazione quali sono le alternative, concrete e realistiche? “Le alternative ci sono – dice Benvenuti – dagli impianti di selezione di ultima generazione capaci di separare ulteriormente i RSU indifferenziati, a quelli di trattamento “a freddo”. L’Europa ci dice di riusare la materia, no bruciarla. La Regione ascolti le nostre proposte e apra un tavolo di confronto”.