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Pronto soccorso in rivolta. Giannasi (Torregalli): “Prime risposte dalla Regione, ma non basta. I codici bianchi non devono arrivare in DEA” – ASCOLTA

today03/03/2023

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    Gianfranco Giannasi, primario Pronto Soccorso ospedale Torregalli

FIRENZE  -“Un appello in gran parte condivisibile, la situazione nei Pronto Soccorso versa ormai da troppo tempo in condizioni drammatiche”. Gianfranco Giannasi, primario del Pronto Soccorso di Torregalli non è tra i 288 camici bianchi che di propria iniziative – per la prima volta nella storia della Toscana – hanno firmato la lettera-appello alla Regione in cui si descrivono le difficili condizioni di lavoro, ma solidarizza con i colleghi: “Sono temi ben conosciuti  – spiega stamani a Novaradio – anche se la regione sta mostrando almeno di tentare di risolverli”.

Tra le misure annunciate dalla Regione, un aumento di 300 euro legato ai progetti di tutoraggio versi i medici più giovani, l’aumento degli straordinari da 6 a a 100 euro l’ora, la possibilità di escludere i medici over 60 dai turni di notte in “Pronto”. “Non è solo una questione economia” avverte Giannasi, facendo capire che le misure più efficaci sono quelle che riguardano l’organizzazione che possa togliere il carico di lavoro soprattutto ai medici più anziani: “Oltre i 40/45 spesso i medici ‘salgono’ nei reparti, servono giovani che hanno la necessaria forza e reattività per affrontare le sfide dei Pronto Soccorso”.

In più le Regione, ha annunciato, intende arrivare estendere 24 ore su 24 il sistema di “fast track”  (la presa in carico diretta del paziente da parte, ad esempio, di ortopedici e altri specialisti in caso di diagnosi chiare), e estendere a tutti gli ospedali il “see and treat” dei casi più semplici affidato agli infermieri. In prospettiva, si lavora alar pieno coinvolgimento degli specialisti dell’ospedale (internisti, cardiologi etc) per i codici meno urgenti. Il vero problema sono l’eccessivo ricorso dei pazienti al DEA, soprattutto in casi non urgenti: “I codici bianchi e azzurri rappresentano oltre il 40% degli accessi – spiega – non dovrebbero nemmeno arrivare in Pronto Soccorso, ma essere indirizzati verso altre strutture sanitarie, specifiche per trattare i casi meno gravi”. E poi il filtro della medicina territoriale: “Non esiste, e non è nemmeno colpa dei medici di base”.

“Serve investire tanti fondi sul reclutamento” e quindi via  i numeri chiusi a Medicina e più posti nelle le scuole di specializzazione. Ma neppure questo basta, avverte: “Il 58% dei posti nelle scuole di specializzazione è rimasto scoperto”. E dunque? “Bisogna togliere il vincolo di esclusività per i medici di emergenza urgenza, altrimenti il destino è la loro fuga verso posti in cui li pagano di più e lavorano meno, anche fuori dall’Italia. Oppure il sistema delle cooperative e dei medici a gettone come nelle Regioni del Nord”. Una prospettiva finora rigettata dalla Toscana: “Per fortuna, perseguir quella strada vorrebbe dire smantellare la sanità pubblica”

Scritto da: Redazione Novaradio


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