“A 12 anni dal rogo Teresa Moda nulla è cambiato. Serve un cambio culturale e incentivi alle impresa buone” – ASCOLTA

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PRATO  / PISTOIA – Un dormitorio abusivo per lavoratori, icon 9 posti letto in non più di 50 metri quadrati, a fianco di una ditta di confezioni  che produce capi di abbigliamento per conto di noti brand della moda. E una fabbrica che impiegava operai senza contratto con turni fino a 14 ore giornaliere, alcuni dei quali vivevano direttamente nei locali aziendali, altri nella residenza del titolare, che ogni giorno li accompagnava all’alba sul luogo di lavoro.

Il primo è stato scoperto a Iolo, frazione di Prato, dai Carabinieri nel quadro di un’indagine della Procura cittadina che aveva attenzionato la ditta ‘Confezione Ren Liwei’. L’altro è stato scoperto dalla polizia di Pistoia in una azienda che produce pellame con sede a Pieve a Nievole (Pistoia), intestata ad un imprenditore straniero 49 enne, che è stato accusato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, e si è visto sequestrare la fabbrica.

Sono gli ultimi due casi che raccontano la situazione di illegalità e sfruttamento nel distretto industriale del tessile/abbigliamento che va dalla Piana Fiorentina a Pistoia: fabbriche alveare, caporalato, mancato rispetto  dei basilari diritti del lavoro e perfino umani. Una situazione che ricorda quella della ditta “Teresa Moda”, la fabbrica-dormitorio in cui 12 anni fa morirono 7 operai cinesi rimasti intrappolati nello stabilimento durante un incendio. e rispetto alla quale poco sembra cambiato.

“Non c’è stato quello scatto culturale da parte di una certa imprenditoria – rilette Juri Meneghetti, segretario Filctem cgil Prato – Pistoia – e la repressione, il controllo con i numeri degli organi di vigilanza e i numeri delle imprese interessate, solo per l’abbigliamento nel distretto pratese insistono indicativamente 4500 imprese – è difficile. Se il governo  non si attrezza per contrastare un sistema criminale che, dove non si controlla o dove magari i controlli sono stati fatti tempo fa, si re-insinua e si torna a trovare situazioni di ‘alveari’ e alloggi veramente degradanti”. Una situazione da cui non sono esenti però i grandi marchi del Made in Italy per cui queste imprese lavorano: “Pensiamo che la responsabilità solidale dei committenti sia messa all’ordine del giorno. I committenti devono essere chiamati alla loro responsabilità. E’ notizia di un paio di giorni fa che grazie all’azione del sindacato anche appunto della CGIL e della Filctem, è stato stralciato quello ‘scudo’  ideato per i committenti nel disegno di legge delle piccole e medie imprese, che sarebbe stato l’ulteriore mazzata”.

Rimane però sul tappeto il tema di come rilanciare il settore moda, che vive in una crisi senza precedenti (50 ML di ore di ‘cassa’ da inizio anmo), promuovendo però anche la legalità:  “La parte che gira regolarmente in questo momento soffre una forte contrazione di ordini di volumi e quindi cassa integrazione e ammortizzatori sociali. Di contro, la parte che opera nell’illegalità, lavora tranquillamente 7 giorni su 7, 12-14 ore al giorno se non non di più senza ovviamente avere flessione di ordini o cose di questo tipo” dice Meneghetti, spiegando le richieste del sindacato: “Da una parte la richiesta di risorse per salvare la parte che in questo momento è in difficoltà, e risorse servono per contrastare la parte illegale. Una delle nostre proposte è una certificazione una certificazione vera della filiera”. Fronte su cui però non c’è risposta dal governo: “Noi continuiamo a chiedere ammortizzatori sociali, coperture e investimenti. Ad oggi non c’è c’è veramente pochissimo, se non niente”.