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Prime condanne per la morte del parà Scieri. Amoddio (Commissione parlamentare d’inchiesta): “Una prima risposta dello Stato, ma ancora tanti vulnus morali” – ASCOLTA

today14/07/2023

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    Sofia Amoddio, ex presidente comm. parl. d’inchiesta morte Emanuele Scieri, 14 luglio 2023

PISA – Non fu un suicidio né un atto di coraggio finito in tragedia: fu omicidio volontario. A 24 anni anni di distanza, arrivano le prime condanne per la morte di Emanuele Scieri, il parà della Folgore trovato morto il 16 agosto 1999 ai piedi della torretta per l’asciugatura dei paracaduti nella caserma Gamerra di Pisa. Il tribunale di Pisa ha condannato due caporali allora in forza alla “Folgore”: Alessandro Pannella a 26 anni, Luigi Zabara a 18 anni. In base alla ricostruzione della accusa, Emanuele fu aggredito dai “nonni”, pestato selvaggiamente, inseguito anche quando cercava scampo e lasciato agonizzante per ore prima della morte.

Condanne cui si arriva dopo quasi un quarto di secolo anche grazie al lavoro della Commissione parlamentare di inchiesta che tra il 2015 e il 2017 ha portato alla luce nuove testimonianze e indizi che hanno fatto ripartire i lavori della Procura di Pisa. A presiederla l’allora deputata Pd, Sofia Amoddio. “Un percorso lungo faticoso, complesso – commenta stamani a Novaradio – per la prima volta nella storia italiana una commissione parlamentare d’inchiesta fa riaprire un caso e ottiene una nuova condanna. Certamente questa sentenza non riporta in vita Emanuele, ma rende giustizia non solo allo Stato Italiano, credo che anche la Folgore debba essere contenta di questa sentenza perché riporta in luce la verità e la responsabilità penale, che è sempre personale, di alcuni, che sicuramente non erano persone degne di questo corpo militare”.

Tutto questo in attesa in attesa del processo di appello per l’altro filone di processuale, quello che in rito abbreviato ha portato in primo grado all’assoluzione di un altro commilitone, Andrea Antico. “Leggeremo le motivazioni di questa sentenza, e poi vedremo. Questa è già una risposta dello Stato” si limita a dire. Rimangono fuori dal processo gli allora vertici della caserma, tra cui il comandante Celentano: “Io senza mezzi termini penso che l’atteggiamento di Celentano è stato molto, molto ambiguo. E’ stato assolto ma questo non mi esime da dire che si è nascosto dietro tanti alibi. E’ possibile che emergano profili di responsabilità quanto memo morale nei confronti dei cpi della Folgore. E’ assurdo indegno, impensabile che un ragazzo rimanga per 3 fgorni e nessuno lo cerchi in caserma. Ed è assurdo che quella stessa sera gli addetti al contrappello no l’abbiano cercato, nonostante i commilitoni avessero riferito che Scieri era rientrato dalla libera uscita e si trovava in caserma. Ci sono tanti tanti, vulnus anche dal punto di vista morale”.

Da parte di Amoddio anche l’amarezza per il troppo tempo passato dai fatti: “Il clima di violenza da parte di alcuni che si viveva  in caserma nel 1999 emergeva dalle indagini di allora, indagini che non sono state approfondite. Riguardo ai soggetti che sono stati condannati emergeva la violenza che avevano perpetrato verso altri militari e emergeva già allora un testimone che era stato vessato, che poi è stato cardine dell’attuale processo”. E anche per le scoperte fatte dalla Commissione parlamentare d’inchiesta: “Abbiamo fatto fare una perizia cinematica” da cui si è scoperto che “Emanuele era stato lasciato lì, non è stato soccorso, perché probabilmente si poteva salvare e forse sarebbe ancora con noi”.

Scritto da: Redazione Novaradio


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